Istigazione alla corruzione: definizione
Il reato di istigazione alla corruzione (articolo 322 codice penale) completa l'articolato sistema dei reati di corruzione (articoli da 318 a 321 codice penale), volti a tutelare il corretto funzionamento, il prestigio e l'imparzialità della Pubblica Amministrazione, preservando l'esercizio della funzioni pubbliche e dei pubblici servizi dai pericoli e dai danni che possono derivare da indebite retribuzioni private.
La norma, in sostanza, punisce il tentativo di corruzione.
Avv. Carlo Melzi d'Eril
Ordine degli Avvocati di Milano
ACCMS Studio Legale
L'articolo 322 codice penale prevede diverse ipotesi, distinguendo tra istigazione alla corruzione attiva (commi 1 e 2) e istigazione alla corruzione passiva (commi 3 e 4): le prime sanzionano il privato cittadino che offre o promette denaro o altra utilità non dovuta per indurre il soggetto pubblico a compiere, omettere o ritardare un atto dell'ufficio o contrario ai doveri dell'ufficio. Le seconde, invece, puniscono il soggetto pubblico che “sollecita”, esercitando una pressione psicologica sul privato, una promessa o dazione di denaro o di altra utilità per compiere, omettere o ritardare un atto conforme o contrario ai doveri d'ufficio.
In tutti i casi deve trattarsi di promesse, offerte o richieste effettive, serie e potenzialmente idonee a alla realizzazione dello scopo, ossia tali da turbare psicologicamente il soggetto e indurlo, sia pure in astratto, ad accettare la proposta illecita, anche se poi, in concreto, tale proposta non deve essere accettata.
Il reato di istigazione alla corruzione attiva si realizza nel momento in cui viene messa disposizione l'utilità al soggetto pubblico o comunque allorché quest'ultimo venga a conoscenza della promessa.
Il reato di istigazione alla corruzione passiva del pubblico funzionario, invece, si perfeziona nel momento in cui la sollecitazione viene a conoscenza del privato.
Deve mancare, in entrambi i casi, l’accettazione della promessa o l’adesione alla sollecitazione perché altrimenti si risponde per il reato di corruzione consumato.
Il reato di istigazione alla corruzione è perseguibile d'ufficio.
L'autorità giudiziaria competente è il tribunale in composizione collegiale avente sede nel luogo ove è commesso il fatto di reato.
Come tutte le volte che si ha anche solo il sospetto di essere indagati o di avere subito un reato, è consigliabile contattare un avvocato penalista al fine di ricevere chiarimenti sul caso concreto e compiere gli eventuali “passi” che, insieme al legale, venissero giudicati necessari o anche solo opportuni.
Più precisamente, e solo per fare un esempio, per valutare se formulare una richiesta alla Procura della Repubblica per essere informati dell’esistenza di procedimenti a proprio carico, oppure per verificare la sussistenza dei presupposti per una denuncia.
23/05/2012 11:10:09
Ho trovato molto interessante la possibilità di discutere e confrontarsi su questi argomenti che secondo me sono allala cui diffusione è alla base del disastro culturale (in primis), sociale, politico e quindi economico della nostra