Bestemmia e turpiloquio: definizione
L'articolo 724 del Codice Penale prevede una sanzione amministrativa fino a 309 euro per una persona che pronuncia una bestemmia. Si parla, in particolare, di "bestemmia e manifestazioni oltraggiose verso i defunti", per comprendere nel novero anche parole oltraggiose e invettive contro le persone, i simboli o le divinità venerati nella religione dello Stato. L'ordinamento italiano, quindi, prevede che la pronuncia di una espressione blasfema sia da considerarsi un illecito amministrativo, e non più, come accadeva sino a qualche tempo fa, un reato. La differenza tra bestemmia e turpiloquio è rappresentata dal fatto che la prima si riferisce alla religione cattolica, mentre il secondo si riferisce alle altre religioni.
Chi bestemmia viene punito realmente?
La prassi indica che chi bestemmia, in realtà, non viene mai sanzionato. Complice, forse, la tendenza alla secolarizzazione e alla laicità che caratterizza i tempi moderni, la bestemmia non ha più il disvalore sociale che la caratterizzava fino a qualche tempo fa. Ecco, quindi, che in un fenomeno progressivo e costante di deflazione del sistema penale, il legislatore ha deciso di considerare la bestemmia e il turpiloquio tra gli illeciti amministrativi. Va detto che nel 1995 la Consulta si è pronunciata in merito all'articolo 724 del Codice Penale, espungendo il riferimento al credo cattolico da intendersi come religione di Stato.
Qual è la storia del reato di bestemmia?
Il cosiddetto Codice Rocco, cioè il Codice Penale istituito nel 1930, nella sezione delle contravvenzioni che hanno a che fare con la "polizia dei costumi" include la bestemmia in riferimento unicamente alla regione cattolica. Nel 1948, l'introduzione della Costituzione repubblicana fa ipotizzare l'abrogazione di questo reato, ma numerose sentenze emesse dalla Corte Costituzionale sottolineano e ribadiscono che la norma è legittima, in quanto soddisfa la necessità di tutelare il credo e la fede della maggior parte dei cittadini italiani. Nel 1984, poi, la firma del nuovo Concordato fa sì che la religione cattolica non sia più l'unica religione di Stato. Di conseguenza, da più parti viene richiesto un intervento legislativo che rimuova la discriminazione tra la religione cattolica e le altre, ma il legislatore si dimostra, da questo punto di vista, inerte. Si arriva, così, al già citato 1995, anno in cui la Consulta dichiara, con la sentenza numero 440 del 18 ottobre, che il riferimento alle persone o ai simboli venerati nella religione di Stato è da considerarsi non legittimo, mentre può essere mantenuto il riferimento alla divinità, a patto che sia esteso a tutte le altre religioni. Risulta applicato, di conseguenza, il principio dell'uguaglianza tra le varie fedi, così che la norma tuteli un bene ritenuto comune alle diverse religioni. Nel 1999, con la legge numero 205 del 25 giugno, il Parlamento, nell'ambito della volontà di depenalizzare alcuni reati minori, delega il governo a legiferare in proposito in materia, tenendo conto delle indicazioni delle Camere, così che il reato di bestemmia, con il Decreto Legislativo numero 507 del 30 dicembre del 1999, viene tramutato in un illecito amministrativo.
Un avvocato, ma - come detto - nella pratica raramente la bestemmia viene effettivamente punita.