Turbativa del possesso: definizione
La turbativa di possesso fa parte dei delitti contro il
patrimonio: l'articolo 634 del Codice Penale parla, più precisamente, di
turbativa violenta del possesso di cose immobili, stabilendo che chi turbi il
possesso pacifico di cose immobili di altre persone con minacce o con violenza
alla persona è punito con la reclusione per un periodo massimo di due anni ed è
soggetto a una sanzione pecuniaria che può andare da un minimo di 103 a un
massimo di 309 euro. Il fatto viene ritenuto commesso con minaccia o violenza
nel momento in cui sono più di dieci i soggetti che lo compiono. La competenza
è del tribunale monocratico e la procedibilità è di ufficio. Non sono
consentiti il fermo, l'arresto e le misure cautelari personali.
1. Cosa e quali sono le azioni possessorie?
Si parla di azioni possessorie per indicare le azioni a
tutela del possesso: esse si distinguono rispetto alle azioni petitorie, che
riguardano la tutela di diritti reali. Queste ultime presuppongono la necessità
di fornire una prova relativa alla titolarità del diritto, e di conseguenza in
molti casi si rivelano prolungate nel tempo o comunque difficoltose; diverso,
invece, il caso delle azioni possessorie, che si basano semplicemente sul
possesso o sulla scomparsa del possesso stesso. Risulta evidente che le azioni
a tutela del possesso sono più snelle e più agili: nel caso in cui il proprietario
desideri recuperare il bene, saranno da preferire rispetto alla rivendicazione,
che invece rientra tra le azioni petitorie. Certo, nella
prassi e nella realtà la situazione è un po' differente rispetto alla teoria e
si discosta dalle intenzioni del legislatore, nel senso che spesso i
procedimenti, essendo costituiti da più fasi ognuna delle quali presuppone
tempi lunghi, possono arrivare a superare i dieci anni di durata. Ecco, quindi,
che lo scopo ultimo delle azioni possessorie diventa, semplicemente, quello di
essere un rimedio per la tutela dei beni. Proprio per questa ragione, gli
avvocati dovrebbero puntare su altri rimedi cautelari a dispetto della tutela
possessoria: ne forniscono un esempio evidente la situazione della Germania e
quella della Francia, in cui vengono privilegiati i rimedi cautelari urgenti,
che hanno il pregio di essere, rispetto a quelli a tutela del possesso
tradizionali, non solo più razionali e moderni, ma anche più efficienti, anche
perché possono essere esperiti unicamente con fumus boni iuris.
2. Perché si parla di elemento soggettivo dello spoglio?
Perché i rimedi possessori possano essere esperiti in seguito alla turbativa
del possesso, è necessaria la prova dell'elemento soggettivo, che è costituito
- appunto - dall'animus turbandi o spogliandi. La dottrina,
tuttavia, non di rado ha contrastato questa soluzione, sottolineando che si ha
a che fare con un requisito praeter legale, nel senso che non è previsto in
maniera esplicita dal legislatore, ma soprattutto inutile, poiché include
aspetti che fanno già parte dell'elemento oggettivo dello spoglio. La
giurisprudenza, in realtà, continua a sostenere che c'è bisogno della prova
dell'animus non solo nell'atto dello spoglio, ma anche nella manutenzione.
L'animus in questione è insito nel fatto di impedire che il detentore o il
possessore del bene possa goderne, andando contro la sua volontà sia quando
questa sia esplicita sia quando questa sia tacita.