Controversie internazionali riconoscimento sentenze: definizione
Il riconoscimento delle sentenze nelle
controversie internazionali fa parte di un circolo che coinvolge anche
i criteri di giurisdizione che vengono adottati e le leggi che sono applicate.
Nel momento in cui un ordinamento sceglie di fare propri i prodotti
giurisdizionali di un sistema differente, in seguito a un controllo minore o
maggiore, questo si verifica perché viene accettato che la giurisdizione a
proposito di una specifica controversia riguardi un ordinamento diverso e, di
conseguenza, la legge sostanziale da applicare derivi dall'ordinamento di cui
la giurisdizione fa parte.
Come avviene il riconoscimento delle sentenze per le
controversie internazionali?
La disciplina della giurisdizione internazionale varia
a seconda che riguardi Paesi interni alla Ue o extra Ue; e lo stesso vale anche
per il riconoscimento dei provvedimenti esteri. La Ue, infatti, per
la giustizia tende a rappresentare un territorio pressoché uniforme,
all'interno del quale ci sono criteri di giurisdizione comuni, i quali dunque
possono essere applicati dai giudizi di tutti i Paesi nello stesso modo. Non
solo: il riconoscimento delle decisioni, nella maggior parte dei
casi, è automatico, a dispetto di pochi meccanismi di exequatur. Diverso è il
caso dei Paesi al di fuori della Ue, visto che in questa situazione si ha a che
fare con ordinamenti che non sono connessi gli uni con gli altri. In una
circostanza del genere, ci possono essere accordi convenzionali che danno vita
a un coordinamento ad hoc; se ciò non avviene, però, le due giurisdizioni - in
assenza di dialogo - si trovano a operare con modalità completamente
differenti.
I giudici internazionali.
1. Qual è l'incidenza della giurisdizione sulla legge applicabile?
Il problema relativo alla necessità di stabilire se
una controversia debba essere decisa in un Paese o in un altro
incide non solo sulla gestione processuale, ma anche sulla legge
applicabile.
2. Come si può rendere efficace (o, in caso contrario, contrastare) una pronuncia derivante da un sistema differente?
Se un tempo il processo civile italiano era totalmente
autonomo rispetto ai processi stranieri, ora questa autonomia è stata limitata
da una norma generale secondo la quale il giudice nazionale che viene posto in
rapporto a un processo straniero deve valutare se da questo stesso processo
possano derivare degli effetti che incidano sull'ordinamento italiano. In caso
di risposta affermativa, le conseguenze che possono scaturire sono differenti.
Nel momento in cui un giudice italiano è tenuto a prendere in considerazione
gli avvenimenti di un processo estero, è chiamato a valutare l'impatto sulla
controversia che gli è stata sottoposta. La vicenda processuale estera,
in altri termini, non costituisce un episodio a sé stante ed è coinvolto nell'esercizio
della funzione giurisdizionale italiana, al punto che la semplice pendenza di
un processo straniero è in grado di avere effetti sull'ordinamento nostrano.
3. Qual è il compito dei giudici italiani?
I giudici italiani, nel caso di controversie internazionali,
sono chiamati a eseguire un giudizio prognostico relativo alle conseguenze del
processo straniero. Nel caso in cui essi ritengano che le sentenze che verranno
emesse in un processo estero non possano essere riconosciute, il giudizio non
deve essere sospeso ma proseguito: e ciò è vero sia quando i processi stranieri
sono radicati sia quando sono solo potenziali. In questo modo, i giudici
italiani hanno la possibilità di affermare la propria giurisdizione dopo aver
trattenuto la controversia. I giudici, dunque, devono prospettare i possibili
sviluppi di un processo estero.