Contratti internazionali contratto di agenzia: definizione
Nell'ambito dei contratti internazionali, il contratto di agenzia
è uno dei più frequenti nel settore del commercio, che richiede in maniera
evidente un modello di base di cui disporre.
Cosa prevede il contratto di agenzia?
Nel contratto di agenzia è fondamentale l'attività di
intermediazione, che può svilupparsi in modi diversi: per esempio, può
consistere semplicemente nella trasmissione degli ordini che vengono ricevuti
dai potenziali clienti, e in tale circostanza il contratto di vendita - cioè
l'affare - viene portato a termine nel momento in cui l'ordine ricevuto con il
tramite dell'agente viene accettato dal fabbricante. Nel caso in cui all'agente
sia attribuito il compito di rappresentare il fabbricante, egli ha la
possibilità di concludere gli affari direttamente in nome del fabbricante. Va
detto, però, che nel commercio internazionale questa pratica non è molto
diffusa, visto che il preponente desidera scegliere se accettare l'affare
decidendo di caso in caso, invece che delegare all'agente.
La figura più rilevante, tra tutti i tipi di intermediari che agiscono nel
commercio internazionale, è quella dell'agente di commercio,
la cui attività gli impone di svolgere costantemente un'attività di
negoziazione degli affari e di promozione in cambio di una determinata
provvigione, la cui entità varia a seconda del valore dell'affare che ha
contribuito a portare a termine.
1. Come viene determinata la legge da applicare?
Come sempre succede quando si ha a che fare con i contratti
internazionali, una questione importante riguarda la determinazione
della legge che deve essere applicata in caso di controversie. Escludendo casi
molto rari, non esistono delle norme sovranazionali specifiche a cui si possa
fare riferimento per i rapporti commerciali tra gli agenti e i preponenti di
Paesi diversi. Ciò vuol dire che il punto di partenza è quasi sempre da individuarsi
nelle norme nazionali: il risultato è che allo stesso contratto internazionale
possono essere applicate, potenzialmente, più leggi, vale a dire quella del
Paese dell'agente e quella del Paese del preponente. La direttiva europea
86/653/Cee del 18 dicembre del 1986 ha cercato di porre rimedio alla situazione
individuando dei principi uniformi da rispettare: principi che sono stati, poi,
trasposti nelle singole legislazioni dei diversi Paesi. In sostanza, ai singoli
contratti possono essere applicate le leggi nazionali che hanno attuato questa
direttiva, ma non la direttiva in sé. Quindi rimangono, in sede di attuazione,
degli spazi di discrezione molto ampi e dei margini decisamente estesi.
2. Cosa sono gli Accordi Economici Collettivi?
Gli Accordi Economici Collettivi, a cui non di rado ci si
riferisce utilizzando l'acronimo AEC, sono fondamentali perché chiamano in
causa la contrattazione collettiva, il cui compito è quello di integrare,
seppure in maniere differenti, le norme del Codice Civile. Per esempio, gli AEC
stabiliscono delle regole precise a proposito delle variazioni unilaterali di
zona e delle provvigioni sugli affari che vengono portati a termine in seguito
alla conclusione di un contratto, anche se la loro importanza risulta evidente
specialmente se si pensa al calcolo dell'indennità di scioglimento. Gli AEC
possono essere diversi in funzione del preponente, che può essere un'impresa
artigiana, un'impresa commerciale o un'impresa industriale.
3. Come si risolvono le controversie?
Per la risoluzione delle controversie, la scelta che appare
preferibile è quella del ricorso all'arbitrato, ritenuto più conveniente e più
vantaggioso rispetto alla giurisdizione ordinaria. In altri casi, può tornare
utile riferirsi al foro della sede del preponente.