Whistleblowing: definizione
Il whistleblowing è
l’azione di chi, in un’azienda pubblica o privata, rileva un pericolo, una
frode (reale o solo potenziale) o un qualunque altro rischio in grado di
danneggiare l’azienda stessa, gli azionisti, i dipendenti, i clienti o la
reputazione dell’ente. Il whistleblower (termine inglese che si potrebbe
tradurre come “soffiatore nel fischietto”) è colui che segnala questo rischio.
Il whistleblowing è legale?
In Gran Bretagna e
negli Stati Uniti, sì. In Italia, solo negli ultimi tempi l’attenzione si è concentrata
sulla questione. Alcune amministrazioni locali si sono già mosse in questo
senso, mentre a livello nazionale il Parlamento è chiamato a decidere se
rendere ufficiale questa possibilità. Il fine ultimo di una legge a favore
dell’istituto del whistleblowing è quello di offrire, ai lavoratori che
denunciano le irregolarità riscontrate, una tutela legale nei casi in cui da
tale denuncia dovessero derivare delle ritorsioni.
Quali sono i rischi e le
circostanze che possono finire nel mirino di un whistleblower?
Sono di tanti generi:
può trattarsi di frodi sul luogo di lavoro, di situazioni pericolose, di
comunicazioni sociali false, di danni ambientali, di operazioni finanziarie
illecite, di negligenze mediche, di casi di concussione, di casi di corruzione
o di minacce alla salute.
Qualsiasi dipendente di
un’azienda.
1. Come è regolamentato il whistleblowing negli Stati Uniti?
Negli Usa, ci sono
diverse leggi – sia statali che federali – che offrono una protezione agli
impiegati che si rifiutano di prestarsi a direttive illegali o che denunciano
comportamenti scorretti. Già nel 1863 è stato realizzato il False Claims Act,
provvedimento che mira a proteggere coloro che presentano delle denunce dalle
molestie, dagli ingiusti licenziamenti o da eventuali declassamenti
professionali. Il False Claims Act, per altro, incentiva i dipendenti a
denunciare garantendo loro addirittura una percentuale dei soldi che vengono
recuperati. Nel 1912 è stata la volta del Lloyd-La Follette Act, destinato agli
impiegati federali, che grazie a questa legge hanno ottenuto il diritto a dare
al Congresso informazioni. Infine, alla fine degli anni Ottanta è stata
approvata una legge federale, il Whistleblower Protection Act, che ha lo scopo
di prevenire le azioni di ritorsione che potrebbero provenire dalla
divulgazione di attività illecite.
2. Com’è la situazione in Italia?
Nel nostro Paese, la
figura del whistleblower è stata disciplinata per la prima volta con le
cosiddette Disposizioni per la prevenzione e la repressione della corruzione e
dell’illegalità nella pubblica amministrazione contenute nella legge numero 190
del 6 novembre del 2012, che al comma 51 dell’articolo 1 parla di dipendenti
pubblici che segnalano illeciti e che hanno diritto a forme di tutela parziali.
In pratica, con questa legge, il dipendente pubblico che riferisce condotte
illecite al proprio superiore o che le denuncia alla Corte dei conti o
all’autorità giudiziaria italiana non può essere licenziato, sanzionato o
discriminato, né direttamente né indirettamente, per ragioni che abbiano a che
fare con la denuncia. In presenza di misure discriminatorie, queste dovrebbero
essere segnalate al Dipartimento della funzione pubblica. In un procedimento
disciplinare, inoltre, non si può rivelare l’identità della persona che ha
presentato la denuncia, a meno che non sia la stessa a fornire il consenso in
proposito. La tutela dell’anonimato, tuttavia, viene meno nel caso in cui
conoscere l’identità sia fondamentale per permettere all’imputato di
difendersi.