Poteri dell’erede: definizione
I poteri dell'erede sono disciplinati dall'articolo 460
del Codice Civile, secondo il quale il soggetto che viene chiamato all'eredità
può esercitare senza bisogno di apprensione materiale le azioni possessorie a
tutela dei beni ereditari. Non solo: l'erede può anche
compiere atti di amministrazione temporanea, di vigilanza e conservativi, a
meno che sia stato nominato un curatore dell'eredità. L'erede,
infine, può chiedere all'autorità giudiziaria l'autorizzazione a vendere i beni
che richiederebbero un dispendio grave per la loro conservazione o che non
possono essere conservati.
Come si esercitano i poteri dell'erede?
La dottrina prevalente porta a prendere in considerazione il libero
esercizio di tutti i poteri di disposizione dei beni dell'asse
ereditario da parte dell'erede. Quest'ultimo per legge non ha a
che fare con limitazioni di alcun genere una volta che ha accettato l'eredità
e, di conseguenza, è il legittimo possessore e proprietario di ciò che gli è
stato lasciato. La questione, in ogni caso, è molto delicata, dal momento che
si corre il rischio di risultati contraddittori dovuti alla legittimazione a
compiere atti di amministrazione dei beni dell'asse. Il problema non viene
risolto attribuendo all'erede il possesso di diritto e il potere di
disposizione e concedendo il potere di amministrazione all'esecutore chiamato a
eseguire, con il tramite del possesso di fatto dei beni, i voleri del defunto.
Il concorso, in realtà, non dovrebbe porsi, nel senso che i beni di proprietà
dell'erede non possono essere gestiti dall'esecutore.
1. Qual è la ratio legis?
La norma ha lo scopo di impedire che i beni ereditati diventino
in maniera indebita di proprietà di terzi nel periodo che va tra la delazione
dell'eredità e il momento in cui il chiamato l'accetta.
2. Chi è l'erede?
L'erede, secondo il diritto civile, è il soggetto che è chiamato a
succedere in una quota dei beni o nella loro universalità. La sua figura è
diversa rispetto a quella del legatario, che è presente solo in un
rapporto giuridico specifico che deve essere stato indicato in maniera
esplicita dalla legge o dal de cuius. Secondo l'articolo 588 del Codice Civile,
l'indicazione di un complesso di beni o di determinati beni non comporta che la
disposizione non abbia titolo universale se il de cuius era intenzionato ad
assegnare i beni in questione come quota del patrimonio. La qualità di erede viene
acquistata al momento dell'accettazione e non può più essere dismessa (semel
heres, semper heres, si dice): prima che l'accettazione si verifichi, il
soggetto non è erede ma chiamato all'eredità. All'apertura
della successione, l'accettazione retroagisce.
3. Come si risolve il conflitto tra l'erede e l'esecutore?
L'esecutore può agire tenendo conto del volere del de cuius, e quindi
arrivando anche ad alienare i beni ereditari dopo aver ottenuto
un'autorizzazione giudiziale; l'erede, dal canto suo, può disporre del
lascito come meglio crede, per esempio donando i beni di cui è entrato in
possesso, permutandoli o vendendoli, anche mentre l'esecutore espleta il
proprio ufficio.
4. Che cosa succede nel caso in cui l'erede accetti i beni che gli sono stati lasciati con beneficio di inventario?
A prevalere è la modalità di liquidazione e di amministrazione propria del
beneficio di inventario, sia quando è la legge a imporla - per esempio se sono
coinvolte persone giuridiche senza scopo di lucro o persone incapaci - sia
quando è il chiamato a scegliere l'accettazione beneficiata.