Progettazione impianti rilevazione fumi: definizione
La progettazione degli impianti di rilevazione fumi include
la messa a punto dei componenti degli impianti di allarme incendio che hanno lo
scopo di rilevare la presenza di un incendio in un edificio e di segnalarla. La
presenza di fumi viene, in genere, rilevata insieme con le variazioni di
calore.
Qual è la normativa di riferimento in materia?
La normativa di riferimento in materia è la UNI 9795-2013,
il cui scopo è quello di agevolare l'attivazione dei piani di intervento, un
rapido esodo delle persone e la messa in atto dei sistemi di protezione contro
gli incendi. Affinché un fenomeno in grado di rappresentare potenzialmente una
fonte di pericolo possa essere individuato, è necessario identificare tre
variabili fondamentali: il fumo è una di queste, mentre le altre sono le fiamme
e la temperatura. Per la rilevazione del fumo, si fa affidamento a dei
rivelatori ottici. Nelle sale quadri e negli altri locali che sono
caratterizzati da una elevata circolazione d'aria, è necessario aumentare la
quantità di rivelatori allo scopo di equilibrare la diluizione del fumo stesso,
dovuta proprio alla circolazione dell'aria. Inoltre, è necessario controllare
gli spazi nei sottopavimenti e nei controsoffitti in presenza di supporti o di
cavi elettrici che siano forieri di rischi di incendio. Ovviamente, i
rivelatori devono essere installati rispettando le indicazioni previste in fase
di progettazione, in modo tale che possano essere protetti dalle correnti
d'aria.
1. Dove devono essere collocati gli impianti di rilevazione dei fumi?
Gli impianti sono fondamentali per individuare eventuali principi di
incendio: quasi sempre sono dispositivi elettronici che comunicano con
la centralina di allarme incendi, e devono essere posizionati nei locali da
proteggere in alto, in corrispondenza del soffitto o comunque nella parte più
alta, poiché il fumo si muove verso l'alto.
2. Cosa sono i rilevatori di fumo puntiformi?
Tra gli impianti di rilevazione dei fumi, i rilevatori puntifomi
sono apprezzati per la loro efficacia: vengono definiti in questo modo perché,
dopo essere stati installati, costituiscono dei punti di rilevamento. Di solito
sono applicati in corrispondenza dei soffitti dei locali, soprattutto negli
edifici che hanno un carico di incendio non basso: negli archivi cartacei, per
esempio, ma anche nei magazzini che contengono prodotti infiammabili, nei
luoghi in cui sono presenti combustibili, negli stabilimenti produttivi, negli
edifici artistici e storici, e così via. Si tratta di dispositivi di
rilevamento molto frequenti e diffusi, anche perché il fumo è una costante in
caso di incendi.
3. Cosa sono i rilevatori di fumo a ionizzazione?
La progettazione degli impianti di rilevazione dei fumi può
riguardare i rilevatori a ionizzazione, che sono adatti all'individuazione dei
fumi che vengono prodotti dalle combustioni, inclusi i fumi invisibili come
quelli che derivano dall'alcol etilico. Al loro interno si trovano due
elettrodi ai quali è applicata una differenza di potenziale: essi si trovano
nei pressi di una sorgente radioattiva (l'americio), che ionizza l'aria che le
sta intorno così che vi sia una corrente elettrica costante - per quanto debole
- tra gli elettrodi. Se c'è del fumo, le particelle alfa vengono assorbite dal
fumo stesso e la corrente elettrica cala: l'elettronica rileva questa
diminuzione e avvia l'allarme. La presenza di un elemento radioattivo, in ogni
caso, non è particolarmente pratica: questi rilevatori, infatti, vengono
gestiti con una certa difficoltà, ed è complicato anche il loro
smaltimento.