Expatriate: definizione
Un expatriate, noto anche come
expat, come expa o semplicemente come espatriato, non è altro che un
professionista che viene trasferito per un certo periodo di tempo dalla propria
azienda in un Paese straniero; nella maggior parte dei casi, la durata del trasferimento va da un minimo di un anno a un
massimo di cinque anni. In genere, gli expatriate vengono inviati in quelli che vengono
definiti Paesi in via di sviluppo, magari perché le aziende ritengono che le
comunicazioni con le filiali estere possano risultare più efficaci nel caso in
cui vengano affidate a persone che condividono la stessa lingua e la stessa
cultura. In altri casi, una delle mansioni più importanti degli expatriate è quella di formare il personale del
posto, istruendolo e preparandolo in modo tale che in futuro possa assumere
ruoli di responsabilità.
Come avviene la gestione degli espatriati?
La gestione degli espatriati può implicare delle problematiche
particolari soprattutto per le aziende di medie e piccole dimensioni, che
magari non hanno le competenze necessarie per affrontarla in maniera adeguata.
In circostanze del genere, la gestione può essere delegata a società che sono
specializzate in questo settore o a consulenti che vantano una precisa
expertise in merito.
1. Quali sono i vantaggi offerti dal ricorso agli expatriate?
Di certo, la globalizzazione e l'internazionalizzazione delle
aziende hanno fatto sì che il personale vada sempre più incontro a una mobilità
internazionale maggiore rispetto al passato. Ovviamente, un espatriato non può
essere considerato semplicemente un lavoratore in trasferta, ma una figura a sé
stante: il vantaggio principale garantito dal trasferimento di personale all'estero va individuato nella sua
capacità di assecondare le necessità organizzative e i bisogni dell'headquarter
dal punto di vista produttivo. In altri termini, la filiale estera può
mantenere con facilità un processo di integrazione con la sede principale
grazie a uno o più uomini che conoscono tutti e due i sistemi. Per i
dipendenti, per altro, ciò si traduce anche in una crescita professionale,
visto che l'acquisizione di esperienza in un contesto internazionale favorisce
l'apprendimento e l'aggiornamento, anche in prospettiva di ruoli strategici
futuri. Un altro aspetto che merita di essere preso in considerazione è quello
economico, non solo per ciò che concerne l'ottimizzazione dei costi, ma anche
per l'adozione di politiche di neutralità fiscale.
2. Quali sono gli svantaggi che il ricorso agli expatriate comporta?
La definizione degli svantaggi varia da un caso all'altro: certo
è che in qualsiasi circostanza si parla di contratti a termine che si basano su
una missione ben precisa. Questo vuol dire che, una volta che gli expatriate hanno fatto ritorno nella propria
terra di origine, le aziende devono essere in grado di gestire le società
estere in maniera oculata e attenta.
3. Quali sono le variazioni dal punto di vista della retribuzione e per ciò che concerne gli aspetti fiscali e previdenziali?
Ovviamente un expatriate ha un pacchetto retributivo
differenziato che presuppone maggiorazioni e indennità specifiche. Molto
dipende anche dalla destinazione: un conto è andare in un Paese che fa parte
dell'Unione Europea e un conto è andare in un Paese al di fuori dell'Unione
Europea. Il principio della doppia imposizione entra in gioco, poi, per le
questioni fiscali, mentre dal punto di vista previdenziale tutto cambia in base
agli accordi di sicurezza sociale.