Revisione rendita catastale: definizione
La revisione della rendita catastale può
essere richiesta attraverso la presentazione di una specifica domanda da
inoltrare all'ufficio provinciale dell'Agenzia delle Entrate del territorio di
riferimento. Bisogna compilare un modello tramite il quale, se la rendita
catastale differisce per più del 50% dal reddito realizzato realmente
dall'immobile, si può richiedere la revisione. Così facendo si ottiene, per
esempio, la possibilità di pagare un importo inferiore per l'Imu. In sostanza,
la revisione della rendita catastale ha lo scopo di verificare se la rendita
stessa sia coerente con le caratteristiche effettive dell'immobile sottoposto a
tassazione: nel caso in cui così non fosse, si ricorre ad accorgimenti che
modificano la rendita e quindi permettono di evitare esborsi economici inutili
e non giustificati.
Perché è importante la revisione
della rendita catastale?
Da quando nel 1992 è stata
introdotta l'Isi, cioè l'Imposta
Straordinaria Immobiliare, che poi è diventata Ici e infine è
stata trasformata in Imu, è fondamentale calcolare la tassazione in modo
corretto sulla base imponibile della rendita catastale. L'esigenza che la
rendita catastale sia in linea con le caratteristiche effettive dell'immobile è
evidente se si pensa alla sommatoria delle aliquote che sono impiegate per il
calcolo della base imponibile dell'Imu. Non è detto, comunque, che l'ufficio
competente accolga l'istanza di revisione. In questo caso, il contribuente ha
la possibilità di rivolgersi a un tecnico competente per la presentazione di un
ricorso.
1. Che cos'è la rendita catastale?
Quando si parla di rendita catastale
nel nostro Paese si fa riferimento a un valore fiscale che viene impiegato per
determinare il valore di un bene immobile per l'Imu, cioè l'Imposta Municipale,
e l'imposizione diretta, ma anche per calcolare il valore erariale e la
redditività di un bene, così che possano essere stabiliti i valori di
applicazione di un'imposta o di una tassa. Infine, la rendita catastale è
necessaria anche per l'individuazione del valore catastale finalizzata
all'imposta sulle successioni. Secondo quanto stabilito dall'ex articolo 23
r.d.l. numero 653 del 13 aprile del 1939, la rendita catastale rappresenta la
base per determinare il reddito imponibile a cui si applicano le imposte e le
sovrimposte.
2. Che cos'è la rendita catastale lorda?
La rendita catastale lorda, che viene
spesso indicata con la sigla RCL, permette di distinguere gli immobili. Per
esempio, fanno parte del gruppo A le abitazioni, a loro volta suddivise in
abitazioni di tipo signorile (A1), abitazioni di tipo civile (A2), abitazioni
di tipo economico (A3), abitazioni di tipo popolare (A4), abitazioni di tipo
ultrapopolare (A5), abitazioni di tipo rurale (A6), abitazioni in villini (A7),
abitazioni in ville (A8), castelli e palazzi di eminenti pregi artistici e
storici (A9), uffici e studi privati (A10) e abitazioni e alloggi tipici dei
luoghi, come per esempio i sassi di Matera, le baite di montagna, le
costruzioni nuragiche in Sardegna, i trulli in Puglia, e così via (A11). Del gruppo
B, invece, fanno parte gli edifici con carattere comunitario o con carattere
sociale: i collegi, i convitti, i conventi, gli ospizi, gli orfanotrofi, i
ricoveri, gli educandati, le caserme e i seminari (B1), le case di cura e gli
ospedali senza fini di lucro (B2), le prigioni e i riformatori (B3), gli uffici
pubblici (B4), le scuole e i laboratori scientifici (B5), le biblioteche, le
accademie, le gallerie, i musei e le pinacoteche (B6), le cappelle e gli
oratori (B7), eccetera.