Come si redige il piano territoriale paesaggistico?
Nella redazione del piano territoriale paesaggistico si
deve tenere conto dei sistemi tematici (quello insediativo, quello delle acque,
quello boschivo e quello agricolo), delle suddivisioni di carattere
fisiografico (le coste, le pianure, le colline e le montagne), delle componenti
geomorfologiche, delle componenti biologiche e delle componenti insediative che
sono diventate, a causa della loro inerzia al cambiamento, degli elementi
ordinatori rispetto alla trasformazione e alla crescita della struttura
territoriale.
1. Qual è lo scopo del piano territoriale paesaggistico?
Lo scopo più rilevante è quello di tutelare delle categorie di beni
territoriali ben specifiche, vale a dire i boschi, le riserve, i parchi,
i territori costieri, i fiumi, i vulcani, i laghi e le montagne, per preservare
e per conservare il loro uso e la loro valorizzazione. Il piano è uno strumento
di controllo propositivo, prescrittivo e descrittivo per ciò che concerne la
tutela del paesaggio: ne riconosce i tratti peculiari e gli aspetti
caratteristici, fornendo delle previsioni e delle prescrizioni che sono mirate
al ripristino e alla conservazione dei valori paesaggistici. Non solo: tra gli
altri scopi vi sono anche la riqualificazione delle aree degradate o
compromesse, la definizione delle linee di sviluppo edilizio e urbanistico e la
salvaguardia delle caratteristiche del paesaggio. Per ciò che concerne la
gerarchia degli strumenti urbanistici, il piano territoriale
paesaggistico viene prima degli atti di pianificazione a incidenza
territoriale e degli altri programmi regionali e nazionali.
2. Quali sono gli strumenti di attuazione del piano territoriale paesaggistico?
Il piano territoriale paesaggistico deve essere ricondotto
nel novero dei piani urbanistici territoriali che sono normati dalla legge 431
del 1985, con riferimento in particolare all'articolo 1 bis per quel che
riguarda la tutela dei valori ambientali e paesaggistici. Per questo motivo,
tale piano può imporre prescrizioni e vincoli efficaci non solo ai privati, ma
anche alle amministrazioni comunali, dal momento che - come si è già detto -
tali prescrizioni sono prevalenti rispetto alle destinazioni d'uso indicate
negli altri strumenti urbanistici che sono stati adottati o che sono in
vigore.
3. Perché è importante il decreto legislativo 63 del 2008?
Questo decreto legislativo ha disposto che l'elaborazione del piano
territoriale paesaggistico, in relazione alle parti che coinvolgono i beni
paesaggistici, debba avvenire con la collaborazione tra le Regioni e il
Ministero dei Beni e delle Attività Culturali, mentre per la redazione di quel
che riguarda il resto del paesaggio identitario è prevista la possibilità di
stipulare delle intese ad hoc. Lo stesso decreto ha confermato la possibile
degradazione, per quanto attiene al rilascio delle autorizzazioni, da
vincolante a obbligatorio del parere del soprintendente. In più, il decreto in
questione ha indicato la necessità che il piano stabilisca delle linee guida
principali per la gestione, la valorizzazione, la riqualificazione, il recupero
e la conservazione dei beni. Dal momento in cui il piano viene adottato,
infine, devono scattare le misure di salvaguardia, per le quali non possono
essere autorizzati interventi che siano in contrasto con le sue prescrizioni.