Piano territoriale coordinamento provinciale: definizione
Il piano territoriale di coordinamento
provinciale è uno strumento che ha lo scopo di definire gli obiettivi
complessivi di pianificazione del territorio in ambito
provinciale: ciò avviene con la segnalazione delle funzioni di interesse
sovracomunale, delle infrastrutture di mobilità più importanti e dei criteri di
sostenibilità ambientale che riguardano i sistemi insediativi locali. Vengono
chiamate in causa, inoltre, le funzioni di difesa della rete ecologica, delle
aree protette e del suolo, insieme con le funzioni di assetto idrogeologico.
Una volta che il piano territoriale di coordinamento provinciale è
entrato in vigore, i Comuni hanno la possibilità di approvare i piani di
governo del territorio, non prima che la Provincia abbia verificato che i due
strumenti di pianificazione siano compatibili.
Quali sono gli adempimenti di cui ci si deve occupare nel piano
territoriale di coordinamento provinciale?
Il piano territoriale di coordinamento provinciale deve
prevedere la verifica della compatibilità dei piani attuativi di interesse
sovracomunale e degli strumenti urbanistici dei Comuni e l'esercizio dei poteri
sostitutivi in ambito edilizio e urbanistico. In questo contesto, devono sempre
essere rispettati i principi di efficienza, di compensazione, di flessibilità,
di collaborazione, di partecipazione, di sostenibilità, di adeguatezza e di
sussidiarietà, in modo tale che possano essere delineati gli indirizzi
strategici per le scelte e per le politiche di pianificazione di
rilevanza sovracomunale sotto il profilo urbanistico, sotto il profilo
territoriale, sotto il profilo ambientale e sotto il profilo paesaggistico.
1. A che cosa serve il piano territoriale di coordinamento provinciale?
Si tratta di uno strumento di pianificazione che partecipa
al governo del territorio, insieme con i piani comunali e con il piano
regionale. Le funzioni di pianificazione territoriale sono state attribuite
alle Province in seguito alla riforma delle Autonomie Locali, avvenuta con la
legge n. 142 del 1990; in seguito il Testo Unico sugli Enti Locali, e cioè il
d. lgs. n. 267 del 2000, ha confermato questi ruoli. La Provincia, in sostanza,
attraverso questo piano è chiamata a definire gli obiettivi di tutela del
territorio. Questo strumento di programmazione permette di definire i più
importanti elementi dell'assetto del territorio di riferimento, tenendo conto
non solo degli indirizzi previsti per lo sviluppo economico e sociale, ma anche
delle caratteristiche dell'ambiente, del paesaggio e della morfologia del
territorio stesso. Si tratta di una proposta complessiva che serve, in un certo
senso, a mettere ordine, e che coinvolge in modo particolare la grande rete
delle infrastrutture, individuando un sistema insediativo, riconoscendo le
articolazioni del sistema ambientale e stabilendo gli indirizzi da seguire per
lo sviluppo delle aree produttive e dei centri urbani. Il piano vuole anche
promuovere la coesione e l'identità sociale con obiettivi strategici condivisi.
2. Quali provvedimenti devono essere adottati dopo che il piano territoriale di coordinamento provinciale è stato portato a termine?
Devono essere valutate le eventuali proposte di integrazione o di modifica
del piano che vengono presentate dai Comuni: se la pronuncia
della Provincia non giunge nei tempi previsti, le proposte devono essere
considerate accettate secondo il principio del silenzio assenso. Oltre a ciò,
vanno redatti gli atti dei piani urbanistici comunali nuovi per tutti quei
Comuni che per tale obiettivo hanno in mente di usufruire della Provincia: gli
oneri, le tempistiche e le modalità da rispettare a tal proposito devono essere
definite con delle convenzioni specifiche.