False comunicazioni sociali: definizione
Quello relativo alle false comunicazioni sociali è un reato cosiddetto di tipo societario. L'articolo 2621 del Codice Civile stabilisce che i sindaci, i direttori generali, gli amministratori, i liquidatori e i dirigenti preposti alla redazione dei documenti contabili societari che espongono in modo consapevole - nelle relazioni, nei bilanci o in qualsiasi altra comunicazione sociale destinata al pubblico o ai soci - fatti materiali rilevanti non veritieri o omettono di esporre fatti materiali rilevanti che dovrebbero essere comunicati per legge a proposito della situazione finanziaria, patrimoniale o economica del gruppo o della società di cui fanno parte allo scopo di ottenere un ingiusto profitto per sé o per altri in maniera tale da indurre concretamente altri soggetti in errore devono essere puniti con la reclusione per un periodo minimo di un anno e massimo di cinque anni. Nel caso in cui le omissioni o le dichiarazioni non veritiere abbiano a che fare con beni amministrati o posseduti dalla società per conto di altre persone, è prevista l'applicazione della stessa pena.
Ha senso il reato di false comunicazioni sociali?
Non di rado, gli esperti ipotizzano la possibilità di depenalizzare il reato: ciò è dovuto al fatto che le false comunicazioni sociali si caratterizzano per un grado di afflittività molto contenuto. In particolare, con la legge numero 262 del 2005 relativa alla disciplina dei reati societari ("Disposizioni per la tutela del risparmio e la disciplina dei mercati finanziari"), il legislatore è intervenuto per riformare il falso in bilancio, anche se in modo parziale. In seguito, un gruppo di studiosi dell'Università Bocconi di Milano esperti in diritto penale ha preso in esame i procedimenti che sono stati aperti dal 2002 al 2005 al Tribunale del capoluogo lombardo per false comunicazioni sociali, ed è emerso che solo al 16% dei soggetti a processo è stata inflitta una pena. Ecco perché c'è chi ha pensato di riponderare il reato.
Un avvocato penalista.