Interruzione di comunicazioni: definizione
L'interruzione di comunicazioni è un reato disciplinato
dall'articolo 617 del Codice Penale, che prevede un periodo di reclusione da un
minimo di sei mesi a un massimo di quattro anni per chiunque interrompa una
comunicazione tra altre persone, sia che si tratti di una comunicazione
telefonica sia che si tratti di una comunicazione telegrafica. A meno che il
fatto non costituisca un reato più grave, si deve applicare la stessa pena a
chiunque prenda cognizione di una conversazione non diretta a lui in modo
fraudolento o a chi, tramite qualunque tipo di mezzo di informazione al
pubblico, riveli il contenuto di una conversazione o di una comunicazione, in
misura parziale o totale. Si tratta di un reato che può essere punito solo in
seguito a querela presentata dalla persona offesa; la procedura d'ufficio è
prevista nel caso in cui il reato sia commesso nei confronti di un incaricato
di un pubblico servizio nell'esercizio delle sue funzioni o di un pubblico
ufficiale (in tal caso la pena prevista va da uno a cinque anni). Anche per chi
esercita la professione di investigatore privato in modo abusivo e per i
pubblici ufficiali che violano i doveri relativi al proprio servizio o alla
propria funzione è previsto un aumento della pena.
1. L'installazione di una segreteria telefonica è da considerarsi un apparato di intercettazione rilevante per la consumazione di questo reato?
Secondo la sentenza 8107 del 2004 della Corte di Cassazione, no: perché il
reato si configuri è necessario accertare che l'apparecchio in questione sia
predisposto alla registrazione senza che la persona che telefona lo sappia. Per
quel che riguarda l'elemento soggettivo, inoltre, è richiesto il dolo
specifico, il che vuol dire che è indispensabile che la segreteria sia stata
installata con l'obiettivo di impedire le comunicazioni telefoniche perché il
reato possa essere configurato. Nel caso in cui, dopo che la segreteria è stata
installata per finalità personali, essa venga usata di tanto in tanto per
impedire o prendere cognizione di conversazioni altrui, il reato è consumato.
2. Che cosa stabilisce la sentenza 8851 del 1997 della Corte di Cassazione in relazione all'articolo 617 del Codice Penale?
La sentenza specifica che la predisposizione della memoria di telefoni
cellulari che viene installata con lo scopo di favorire la clonazione di
cellulari di provenienza non lecita non può essere punita, dal momento che
l'ipotesi di reato indicata dall'articolo 617 del Codice Penale non fa
riferimento alla semplice predisposizione, ma riguarda la vera e propria installazione
di strumenti che permettano di interrompere o impedire conversazioni
al telefono.
3. Un marito può impedire alla moglie di parlare al telefono?
No, come rileva la sentenza 6727 del 1994 della Corte di Cassazione,
secondo la quale i doveri di solidarietà che derivano dal matrimonio non solo
sono compatibili con il diritto alla privacy per entrambi i coniugi, ma anzi
presuppongono la sua stessa esistenza, visto che si può parlare di solidarietà
solo nel momento in cui le persone coinvolte si riconoscono una dignità
equivalente. E ciò è vero anche nel caso in cui uno dei due coniugi si riveli
infedele, visto che la perdita del diritto alla riservatezza non sanzione la
violazione dei doveri di solidarietà coniugale.