Elettromagnetismo in edilizia: definizione
Quello dell'elettromagnetismo in edilizia è un problema che merita di non essere sottovalutato, soprattutto se si tiene conto del fatto che i campi elettromagnetici che risultano più pericolosi per la salute delle persone sono quelli a 50-60 Hertz e 200 Volt: quelli, cioè, a bassa frequenza, che vanno a interferire con le trasmissioni elettriche cerebrali e con le altre vibrazioni naturali del corpo umano. Ecco perché è opportuno limitare, negli edifici, la propagazione delle onde elettriche e magnetiche, che sono in grado di aumentare lo stress e, forse, di favorire l'insorgenza di malattie. Gli studi scientifici in proposito non consentono ancora di dare risposte definitive, poiché non si conoscono fino in fondo, per ora, gli effetti dei campi elettromagnetici sulla salute.
Come si interviene sull'elettromagnetismo in edilizia?
Tutti i dispositivi di tipo elettrico, compresa la stessa rete elettrica, danno vita a campi elettromagnetici: in qualsiasi sito circoli elettricità, lì è presente un campo elettromagnetico. Proprio per questo motivo, nel momento in cui si progetta e si costruisce un'abitazione privata sarebbe opportuno suddividere la casa in due aree differenti: una in cui si concentrino i dispositivi elettrici e l'altra in cui se ne faccia a meno, per quanto possibile. Nel soggiorno e nella zona notte sarebbe preferibile contenere il numero di installazioni elettriche, fermo restando che ci sono delle necessità dalle quali non si può prescindere, mentre il contatore dell'elettricità dovrebbe essere situato in lavanderia, in taverna o comunque in un locale in cui si trascorre poco tempo.
Architetti e geometri.
