Retribuzione decontribuzione: definizione
Nel nostro Paese gli incentivi pubblici alla
retribuzione che viene erogata come premio di redditività o di produttività
possono prendere la forma di una detassazione per il dipendente o di una decontribuzione.
Quest'ultima non è altro che uno sgravio contributivo che è stato concepito per
contenere gli oneri sociali sia a carico del lavoratore che a carico
dell'impresa.
Come si applica la decontribuzione?
La decontribuzione varia a seconda
delle aziende e dei riferimenti normativi in vigore. In qualsiasi caso, per
beneficiare della decontribuzione occorre presentare all'Inps
una domanda di ammissione preventiva.
1. Come è cambiata la decontribuzione nel corso del tempo?
Il protocollo del 1993 aveva ipotizzato la possibilità
di fornire alla contrattazione in azienda un sostegno tramite un regime
contributivo speciale: una prima attuazione dell'intesa, tuttavia, si è
verificata solo tre anni più tardi, nel 1996, e in maniera abbastanza
contenuta, visto che la decontribuzione era concessa appena
per un importo corrispondente all'1% della retribuzione contrattuale. Tale
percentuale in seguito era stata lievemente aumentata, prima al 2% e poi al 3%,
sulla base del decreto legge n. 67 del 1997 che era stato poi convertito nella
legge n. 135 dello stesso anno. Questo provvedimento era stato adottato in modo
particolare per agevolare le imprese, dal momento che in caso di premi
aziendali venivano ridotti gli oneri sociali. Tale sostegno era relativo alle
erogazioni dei contratti aziendali per cui l'ammontare e la
corresponsione non sono certe, collegate alla misurazione degli indicatori
selezionati in sede contrattuale (per esempio, gli aumenti di qualità e di
produttività, ma anche altri elementi di competitività scelti in quanto
indicatori dei risultati dell'azienda e del suo andamento economico).
2. Che cosa è cambiato con il passaggio dalla decontribuzione allo sgravio?
La situazione è rimasta invariata per una decina di
anni, fino all'entrata in vigore della legge n. 247 del 2007. In base a questa
legge, a partire dal 2007 il regime di decontribuzione attuato
fino a quel momento è stato sostituito con uno sgravio della durata di tre
anni, a disposizione delle aziende nei limiti delle risorse finanziarie
previste (la legge in questione aveva stabilito la somma di 605 milioni di euro
per il 2008, per il 2009 e per il 2010). Ciò che differenzia lo sgravio
dalla decontribuzione precedente va individuato nel fatto che
la seconda è automatica, mentre il primo non lo è: è l'azienda, infatti, che lo
deve richiedere. Non solo: lo sgravio deve fare i conti con i limiti imposti
dalla copertura finanziaria, il che vuol dire che non è detto che possa essere
sempre concesso. Per l'impresa, ciò è fonte di incertezza. D'altro canto, i
lavoratori possono trarre un beneficio da questo cambiamento: le somme
agevolate, infatti, con lo sgravio fanno parte del calcolo della base per la
pensione, a differenza di quel che succedeva con la decontribuzione.
Con l'arrivo dello sgravio, pertanto, i lavoratori non hanno più dovuto fare i
conti con la non fruibilità dei premi aziendali a fini pensionistici.
3. Che cos'è il decreto sulla decontribuzione al Sud?
Tale decreto si presenta come un incentivo
all'assunzione, con una validità temporale di un anno, per le imprese del Sud
che assumono disoccupati o giovani. Le assunzioni possono avvenire in
apprendistato professionalizzante o a tempo indeterminato: la decontribuzione è
valida per i nuovi contratti che vengono sottoscritti nel corso del 2017.