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Retribuzione: decontribuzione

del 22/06/2017
CHE COS'È?

Retribuzione decontribuzione: definizione

Nel nostro Paese gli incentivi pubblici alla retribuzione che viene erogata come premio di redditività o di produttività possono prendere la forma di una detassazione per il dipendente o di una decontribuzione. Quest'ultima non è altro che uno sgravio contributivo che è stato concepito per contenere gli oneri sociali sia a carico del lavoratore che a carico dell'impresa. 


COME SI FA

Come si applica la decontribuzione?

La decontribuzione varia a seconda delle aziende e dei riferimenti normativi in vigore. In qualsiasi caso, per beneficiare della decontribuzione occorre presentare all'Inps una domanda di ammissione preventiva. 


CHI

datori di lavoro.


FAQ

1. Come è cambiata la decontribuzione nel corso del tempo?

Il protocollo del 1993 aveva ipotizzato la possibilità di fornire alla contrattazione in azienda un sostegno tramite un regime contributivo speciale: una prima attuazione dell'intesa, tuttavia, si è verificata solo tre anni più tardi, nel 1996, e in maniera abbastanza contenuta, visto che la decontribuzione era concessa appena per un importo corrispondente all'1% della retribuzione contrattuale. Tale percentuale in seguito era stata lievemente aumentata, prima al 2% e poi al 3%, sulla base del decreto legge n. 67 del 1997 che era stato poi convertito nella legge n. 135 dello stesso anno. Questo provvedimento era stato adottato in modo particolare per agevolare le imprese, dal momento che in caso di premi aziendali venivano ridotti gli oneri sociali. Tale sostegno era relativo alle erogazioni dei contratti aziendali per cui l'ammontare e la corresponsione non sono certe, collegate alla misurazione degli indicatori selezionati in sede contrattuale (per esempio, gli aumenti di qualità e di produttività, ma anche altri elementi di competitività scelti in quanto indicatori dei risultati dell'azienda e del suo andamento economico).

2. Che cosa è cambiato con il passaggio dalla decontribuzione allo sgravio?

La situazione è rimasta invariata per una decina di anni, fino all'entrata in vigore della legge n. 247 del 2007. In base a questa legge, a partire dal 2007 il regime di decontribuzione attuato fino a quel momento è stato sostituito con uno sgravio della durata di tre anni, a disposizione delle aziende nei limiti delle risorse finanziarie previste (la legge in questione aveva stabilito la somma di 605 milioni di euro per il 2008, per il 2009 e per il 2010). Ciò che differenzia lo sgravio dalla decontribuzione precedente va individuato nel fatto che la seconda è automatica, mentre il primo non lo è: è l'azienda, infatti, che lo deve richiedere. Non solo: lo sgravio deve fare i conti con i limiti imposti dalla copertura finanziaria, il che vuol dire che non è detto che possa essere sempre concesso. Per l'impresa, ciò è fonte di incertezza. D'altro canto, i lavoratori possono trarre un beneficio da questo cambiamento: le somme agevolate, infatti, con lo sgravio fanno parte del calcolo della base per la pensione, a differenza di quel che succedeva con la decontribuzione. Con l'arrivo dello sgravio, pertanto, i lavoratori non hanno più dovuto fare i conti con la non fruibilità dei premi aziendali a fini pensionistici.

3. Che cos'è il decreto sulla decontribuzione al Sud?

Tale decreto si presenta come un incentivo all'assunzione, con una validità temporale di un anno, per le imprese del Sud che assumono disoccupati o giovani. Le assunzioni possono avvenire in apprendistato professionalizzante o a tempo indeterminato: la decontribuzione è valida per i nuovi contratti che vengono sottoscritti nel corso del 2017. 
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