
Sì al referendum su voucher e appalti, no a quello sull’articolo di 18. Così si è espressa ieri la Corte Costituzionale, dopo un’ora e mezza di consultazione a porte chiuse, in merito ai tre referendum sul Jobs act presentati dalla CGIL a luglio 2016.
L’esito della
consultazione segna una sconfitta per il Jobs act ritenuto colonna portante e
rappresentativa del Governo Renzi sulla scia del quale prosegue il Governo
Gentiloni. D’altra parte, il referendum sui voucher apre alla possibilità di
ridefinire l’uso e il ruolo dei voucher
lavoro che, nati come strumenti per regolare il lavoro accessorio e far
emergere il nero, è diventato un mezzo abusato che ha di fatto creato lavoro
sommerso. Infatti, sebbene il referendum proposto dalla CIGIL proponga di eliminare i voucher lavoro, le varie
forze politiche propendono per normalizzare un uso migliore dello strumento.
Quanto al referendum sugli appalti,
questo mira a reintrodurre maggiori tutele per i dipendenti esternalizzati da
società che lavorano in appalto.
Stando così la situazione, il referendum potrebbe svolgersi tra il 15 aprile e il 15 giugno, a meno che non ci siano elezioni anticipate che rinvierebbero il referendum di un anno, o che il Governo e il Parlamento non rielaborino le leggi contestate e, in tal caso, si dovrebbe aspettare il benestare della Cassazione.