
La cancellazione dell’obbligo di fedeltà per le coppie omosessuali è stato decisivo per l’approvazione del maxiemendamento sulle unioni civili mentre l’obbligo persiste nel codice civile e riguarda il matrimonio tradizionale. Una differenza che separa nettamente il matrimonio tra persone eterosessuali e quello tra persone dello stesso sesso.
Questa diversità non è ben vista né dagli esponenti delle associazioni in difesa per i diritti degli omosessuali né da alcuni parlamentari. Nel febbraio scorso, la senatrice Laura Catini ha presentato un disegno di legge per modificare l’art. 143, comma secondo, del codice civile, e sopprimere l’obbligo reciproco di fedeltà tra i coniugi. Il ddl, sostenuto tra gli altri anche da Monica Cirinnà promotrice della legge sulle unioni civili, divide perché se da una parte cancellare l’obbligo di fedeltà garantirebbe un’uguaglianza di diritto tra coppie omosessuali ed eterosessuali, dall’altra l’assenza di tale dovere snaturerebbe il matrimonio così come lo abbiamo finora conosciuto.
Sottolineiamo che per obbligo di fedeltà s’intende l’astensione di rapporti sessuali con persone diverse dal proprio partner, ma anche un’esclusività di rapporto per cui sono punibili anche comportamenti atti a instaurare dei rapporti personali privilegiati con persone diverse dal coniuge.
In tale contesto, appare di buon senso il parere di Gian Ettore Gassani, presidente dell’Associazione nazionale avvocati matrimonialisti:
“La fedeltà deve restare un valore per tutti, è un valore laico non religioso. Andava prevista la fedeltà tra le coppie dello stesso sesso come nelle coppie sposate. La fedeltà resta una delle ragioni per cui si sta insieme. Nel 60% dei casi ci si separa proprio per infedeltà. L’obbligo di fedeltà è prevista in tutto il mondo, senza differenza tra i sessi degli sposi”.