
Quello dei robot che sostituiranno gli uomini in molti lavori è un tema di discussione ricorrente negli ultimi tempi. La rivoluzione digitale e tecnologica ha tutti i presupposti per innescare una rivoluzione sociale intaccando il lavoro umano in molteplici ambiti. Uno di questi è la giurisprudenza.
La scorsa primavera i legali dell’americana Baker & Hosteler hanno accolto i nuovi colleghi avvocati robot, e l’esperienza è stata tanto positiva da indurre anche gli studi italiani a provarli. Così, 6 avvocati robot lavorano in altrettanti studi legali milanesi minacciando la già difficile e precaria situazione dei giovani praticanti.
I vantaggi più evidenti sono il costo – 1 mese di affitto dell’avvocato robot vale quanto un’ora di lavoro di un uomo – il mancato bisogno di ferie, permessi e l’assenza di una famiglia. I benefici in ambito lavorativo si misurano in termini di tempo e precisione. Un avvocato robot immagazzina all’istante le nuove informazioni, ha in memoria migliaia di testi giuridici, leggi, confronta in pochi istanti le sentenze precedenti su un determinato caso e conosce la storia e l’archivio dello studio legale presso il quale lavora.
Come sopravvivere ai robot che rubano il lavoro agli umani? Non esiste una formula risolutiva, ma forse l’unica strada da intraprendere è acquisire competenze sempre più specialistiche e, al tempo stesso, essere versatili. Insomma, acuire quelle caratteristiche prettamente umane che (probabilmente) un robot non può emulare e rubarci.