David Bowie, la rockstar scomparsa lo scorso 10 gennaio, aveva trovato un sistema per mantenere la propria fortuna – stimata in circa 230 milioni di dollari – al riparo da eccessive tassazioni: trasferire costantemente la propria sede di paese in paese. È la stessa ex-moglie, Angela Bowie, a raccontare il legame a filo doppio tra il “Duca bianco” e i paradisi fiscali, iniziati nel 1976.
In quell’anno, infatti, Bowie, trasferitosi dall’Inghilterra alla California, avrebbe dovuto versare circa 300.000 dollari all’erario di Sacramento. Ma la moglie Angela prese contatto con un legale elvetico, trasferendo tutta la sua fortuna a Vaud. Dopo il divorzio, avvenuto nel 1980, la nuova moglie Iman preferì trasferire la propria residenza a New York, abbandonando la Svizzera in cui Bowie aveva l’obbligo di soggiornare per poter beneficiare dell’aliquota ridotta. Ma le tasse statunitensi non piacevano al cantante, che acquistò una tenuta in Irlanda e vi trasferì la propria residenza. Questo perché in Irlanda, fino al 2007, le royalty di scrittori e musicisti erano esenti da tasse.
Non basta: il 31 gennaio del 1997, Bowie emise un bond a Wall Street da 55 milioni di dollari, una sorta di cartolarizzazione sulle future royalty musicali, con un interesse annuo del 7,9%, ben al di sopra dei rendimenti dei btp americani a 10 anni. Nel 2004, però, con l’esplosione di internet, Bowie decise di riportare negli Usa la propria fortuna, stimata in 230 milioni di dollari.