È quanto emerge dalla sentenza n. 3438 depositata dalla Corte di cassazione il 23 gennaio 2013. Insomma la terza sezione penale ha confermato il sequestro finalizzato alla confisca a carico di un contribuente che aveva versato sul conto della sua colf oltre 200 mila euro.
Per l'amministrazione finanziaria l'operazione era senz'altro sospetta e non giustificata dalla prestazione lavorativa della donna.
La misura è stata poi confermata dal tribunale delle libertà di Padova. Ora la Cassazione l'ha resa definitiva.
Il contribuente, spiega la terza sezione penale, cerca di ricondurre nell'area della erronea applicazione della legge penale la valutazione operata dal tTribunale laddove si afferma la sussistenza di ricavi e redditi per complessivi 280.000 euro senza tenere conto dei costi e calcolando quindi gli importi al lordo e non al netto. Ma anche tale genere di censure, a fronte della analitica motivazione del tribunale (che ha tenuto conto dell'ammontare di somme affluite sul conto corrente intestato alla collaboratrice domestica dell'indagato ma ritenute di pertinenza dell'indagato che non ha sostanzialmente contestato la circostanza), si risolvono in motivi in fatto non proponibili in questa sede. Peraltro il tribunale, in sede di riesame di provvedimento cautelare emesso per un reato tributario non è tenuto ad accertare l'imponibile e l'imposta evasa contestata al contribuente, in quanto l'accertamento incidentale proprio del giudizio di riesame non prevede l'esercizio di poteri istruttori da parte del giudice della cautela.
Insomma nessuna delle tesi della difesa prospettate ai giudici del Palazzaccio per smontare l'impianto accusatorio per evasione fiscale e dichiarazione fraudolenta hanno fatto breccia. Per i giudici il legale non ha fatto altro che chiedere una rivisitazione dei fatti già molto chiara al tribunale. Infatti, la motivazione contestata dal contribuente, dice a chiare lettere «Piazza Cavour», non risulta apparente o senza filo logico. Infatti i giudici di merito hanno analizzato il materiale emerso dalle indagini in modo coerente e anzi si sono dati carico di affrontare le varie questioni alla luce delle argomentazioni difensive che hanno poi disatteso in modo convincente.
Ora, dunque, i conti della colf resteranno sotto sequestro in attesa che sia definitivo il verdetto di colpevolezza sul reato di evasione fiscale contestato al suo datore di lavoro.
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