Nel terzo trimestre del 2015 sono aumentate del 30% le impugnazioni presso le commissioni tributarie provinciali e regionali. Questo perché si sono moltiplicati i ricorsi contro gli atti firmati dai dirigenti, dichiarati poi illegittimi, dell’Agenzia delle entrate. E dire che in genere il terzo trimestre è quello con una minore incidenza di liti fiscali, proprio perché stretto tra due trimestri in cui sono presenti numerose scadenze di imposte.
Appare evidente che la quasi totalità dei nuovi casi in aggiunta sia da attribuirsi ai dirigenti illegittimi perché i ricorsi contro Equitalia sono cresciuti dell’89% e gli appelli contro l’Agenzia delle Entrate del 20%. Il 17 marzo 2015 la Corte Costituzionale, con la sentenza 37, aveva sancito l’illegittimità delle norme che avevano prorogato nel corso del tempo gli incarichi dirigenziali conferiti a 1.200 funzionari dell’amministrazione. L’estensione, infatti, era arrivata senza un concorso pubblico, di fatto rendendo nulli i provvedimenti dei vertici. In questo modo, però, si sono resi nulli anche i documenti che riportassero in calce la firma di uno o più funzionari che rientravano nella sentenza della Corte, il cosiddetto “vizio di firma”. Fino a ora enti e cittadini si sono confrontati in 55.981 casi: i giudici hanno dato ragione nel 44% agli enti impositori, mentre nel 33% ai cittadini. In appello la differenza si assottiglia: 45% a favore degli enti, 41% pro cittadini e imprese.
