La sentenza 46500 del 24 novembre scorso, emanata dalla Cassazione, rappresenta un autentico vademecum per districarsi nella complessa disciplina dell’omessa dichiarazione, chiarendo soprattutto quali sono i requisiti di punibilità e quali sono gli strumenti di cui ci si può avvalere.
Con questa sentenza, infatti, gli Ermellini hanno confermato una pena di dieci mesi di reclusione (con la condizionale) a carico di un contribuente che aveva prodotto guadagni in nero per quasi un milione di euro. In particolare, la Cassazione ha certificato che l’illecito può essere ricostruito attraverso il volume d’affari dall’elenco dei clienti e che si può utilizzare, durante il procedimento penale, l’accertamento induttivo e il verbale di constatazione. Il primo strumento, infatti, può essere impiegato per accertare se vi sia stata evasione e se questa abbia superato, o meno, la soglia di punibilità.
Infine, l’affidamento al commercialista della presentazione della dichiarazione non esonera il contribuente dalle sue responsabilità. Si certifica, insomma, che il professionista fiscale non assorbe interamente le responsabilità di omessa dichiarazione, specialmente nei casi in cui il “nero” accertato sia sistematico e particolarmente corposo.
