Manca ormai pochissimo alla scadenza del 30 novembre, quando si completerà l’iter per il Voluntary disclosure, il rientro volontari di capitali illecitamente detenuti all’estero. L’operazione è stata, finora, un grande successo e l’Ordine dei commercialisti di Milano ha stimato che potrebbe rendere fino a 4 miliardi di euro al fisco. Il che, con una tassazione al 9% sui capitali che rientrano, significa che in Italia ritorneranno oltre 40 miliardi di euro. Pochi, se si pensa che i fondi non dichiarati e detenuti all’estero oscillano tra i 200 e i 300 miliardi di euro. Ma tanti, se si pensa che ora questi denari rientreranno nel circuito dell’economia legale.
Un altro aspetto da sottolineare è quello relativo al ruolo giocato dalla Svizzera: un tempo Mecca del segreto bancario e della riservatezza sui propri correntisti, oggi la federazione elvetica ha deciso di compiere un deciso passo avanti verso la legalità, anche per evitare di finire nella lista nera dell’Ocse in materia di riciclaggio. Inoltre, dal 1° dicembre si aprono scenari ancora sconosciuti per coloro che decideranno di mettersi in regola. Le banche svizzere potrebbero chiudere d’imperio i conti correnti che non rispondano alle nuove norme anti-riciclaggio e inviare un assegno pari al saldo al correntista. Ma attenzione, contestualmente dovranno comunicare l’importo inviato alle autorità fiscali elvetiche. Con grandi rischi per gli “irregolari”.