Ridare smalto ai servizi per l'impiego? È possibile, a patto che sia attuata la «Youth Guarantee» (strategia europea per l'occupazione giovanile con 600 milioni destinati all'Italia, che partirà nel 2014) e si realizzi la «condizionalità» fra l'erogazione dell'Aspi, il nuovo sussidio di disoccupazione introdotto dalla legge 92/2012, e la partecipazione alle politiche attive del lavoro. Ma no allo «spezzatino di competenze» fra governo ed enti locali. L'Unione delle province espone al sottosegretario al welfare Carlo Dell'Aringa la sua ricetta per svecchiare i Centri per l'impiego: 576 strutture che, dichiara a ItaliaOggi il rappresentante dell'ufficio di presidenza Pietro Lacorazza, «possono beneficiare dei fondi Ue» per essere potenziate, senza «disgregare i presidi» per crearne di nuovi, e contando su standard omogenei in tutto il territorio nazionale. Allo stato attuale, si legge nel documento illustrato al ministero, 400 Cpi «appaiono provvisti di dotazioni in termini di competenze e capacità organizzativa, tali da sostenere gli interventi di orientamento e inserimento lavorativo e formativo» previsti dal piano di «Youth Guarantee», mentre i restanti 167 possono acquisire livelli di adeguatezza «entro sei mesi» seguendo un piano di rafforzamento «concordato con le regioni, ma definito e organizzato su base nazionale». Se si parte, prosegue, «dal concetto che le province verranno eliminate, e tutto passerà in capo alle regioni, non si affronta correttamente l'emergenza disoccupazione nel nostro paese. E si rischia di rallentare il percorso che dovrebbe rivitalizzare i servizi per l'incontro fra domanda e offerta». Diverso l'orientamento delle amministrazioni regionali, alcune delle quali hanno nel cassetto proposte di riforma. In prima linea il Piemonte, forte della convinzione, dice l'assessore Claudia Porchietto, che «nei prossimi tre anni, ottimizzando la consolidata rete di soggetti accreditati pubblici e privati, da noi già presente, si possano avvicinare sempre più i numeri europei di intermediazione dei servizi per il lavoro. Se pensiamo che oggi, in Italia, viaggiamo sul 6%, rispetto a una media europea superiore al doppio, si comprende come i margini siano enormi», conclude. Il dibattito fra via Veneto e gli enti locali, pur messo in ombra dal nodo dei fondi per la cassa integrazione (550 milioni, a fronte del miliardo promesso dall'esecutivo, si veda ItaliaOggi del 13/6/2013), proseguirà nei prossimi giorni.