
«Il problema dell'evasione fiscale è rilevante nel nostro Paese ma, sono dell'avviso, che attiene più al principio della compliance fiscale che non agli strumenti coercitivi. Il contribuente, nel momento in cui ha il sentore e verifica praticamente che le imposte sono effettivamente utilizzate per erogare prestazioni efficaci ed efficienti, è portato autonomamente a versare le imposte», ha dichiarato il presidente nazionale Lapet Roberto Falcone. «Ben vengano i sistemi di lotta all'evasione fiscale, ma bisogna salvaguardare sia il principio di equità fiscale che di difesa del contribuente, il quale deve potersi opporre alle presunte pretese del fisco». Peraltro, secondo l'esperienza già maturata per gli Studi di settore, i tributaristi della Lapet prevedono, anche per il redditometro, un aumento esponenziale del contenzioso tributario. Difficilmente, davanti alle commissioni tributarie, il fisco avrà alte probabilità di vittoria, anzi sono convinto del contrario», ha detto Falcone. «Le attuali norme non prevedono la contabilità familiare, se il fisco italiano vuole emulare il sistema fiscale statunitense, allora le famiglie devono poter dedurre tutti i costi, così come avviene in Usa, dove le famiglie sono trattate come piccole aziende».
Le perplessità della Lapet su tali strumenti, confermate ora anche dalla Corte dei conti, rafforzano la necessità di un'inversione di rotta verso un fisco più equo e condiviso, fino a giungere alla creazione di un'effettiva compliance in cui i cittadini avvertano il pagamento delle imposte non come un'inutile e dispendiosa vessazione, ma come un dovere personale. «Il redditometro è uno strumento che può essere utilizzato bene per attuare il cosiddetto principio di equità fiscale. Tuttavia presuppone che gli elementi che compongono questo sistema siano tali da rappresentare efficacemente e in maniera veritiera la realtà economica del contribuente. Non ci sembra che anche l'attuale versione del redditometro possa rappresentare l'effettiva capacità contributiva così come prevista dai nostri principi costituzionali. Se è pur vero che un contribuente intanto può spendere se guadagna, per cui l'entità delle spese configurano, a monte, un'eventuale redditualità, è altrettanto vero che l'Amministrazione finanziaria non può utilizzare metodi statistici, addirittura facendo riferimento, per quanto riguarda i consumi, alle medie Istat».