
Diverse le questioni sul tappeto. La prima è relativa alle regole stesse per accedere al mercato dei Lavori Pubblici. Secondo le disposizioni dell'art. 263 del Regolamento di attuazione del Codice dei Contratti, infatti, l'accesso alle gare per l'affidamento di servizi di architettura e ingegneria è subordinato al fatturato che il concorrente ha maturato negli ultimi cinque anni e al numero di dipendenti o collaboratori stabili di cui lo stesso professionista ha fruito negli ultimi tre anni. Questo vincolo sbarra, di fatto ed inesorabilmente la strada ai giovani e in generale a tutti quei professionisti dell'area tecnica che non siano titolari di strutture professionali di notevoli dimensioni.
Per comprendere meglio il fenomeno, sottolineano i presidenti degli otto Consigli nazionali, basta osservare i dati ricavati dal monitoraggio dell'Agenzia delle entrate per l'applicazione degli studi di settore: i numeri, pur comprendendo le società di ingegneria, mostrano infatti che solo il 2,73% dei contribuenti esaminati sono in possesso di una struttura professionale con un numero di collaboratori (addetti) superiore a 5. Questi dati, considerato che quasi tutti i bandi pubblicati sul territorio nazionale impongono un numero di addetti superiore a cinque, delineano un mercato dei lavori pubblici sempre più riservato a un numero estremamente limitato di soggetti e chiuso al 97,27% dei professionisti italiani.
Ecco perché a partire da questi dati gli otto Consigli nazionali hanno già chiesto un immediato intervento dell'Autorità del Garante della Concorrenza per rimuovere tale dispositivo, che genera una notevole distorsione delle regole del mercato e della libera concorrenza. Nella nota inviata all'Autorità garante della concorrenza e del mercato, i consigli nazionali chiedono un intervento in merito all'art. 263 del Dpr 5 ottobre 2010, n. 207, poiché tale norma determina distorsioni della concorrenza e del corretto funzionamento del mercato ma anche che l'Antitrust segnali al Governo e al Parlamento gli effetti distorsivi al mercato e di esprimere un parere circa le iniziative necessarie per rimuovere o prevenire le distorsioni anticoncorrenziali derivanti dall'applicazione di tale provvedimento. «È una priorità», dice il consigliere delegato alla materia Sergio Molinari, «che il Parlamento e il Governo si facciano interpreti delle esigenze che arrivano in maniera congiunta dai rappresentanti di otto ordini di area tecnica. E questo tavolo ha un unico obiettivo: andare al di là di temi specifici relativi alle singole professioni e presentare proposte trasversali sul tema dei lavori pubblici che potranno, poi, essere fatte proprie dalla politica. Le richieste che proponiamo puntano non solo a rimettere in moto un comparto fermo e accessibile a pochi soggetti, ma anche a ricordare il nostro ruolo di componenti fondamentali del paese, che mettono a disposizione i loro saperi e le loro competenze».