
Il ministro aveva chiesto all'Istituto superiore di sanità un parere in merito alla valutazione del rischio connesso all'utilizzo delle sigarette elettroniche, in particolare sui minori, sulla base degli ultimi aggiornamenti scientifici. L'Iss ha fornito le proprie valutazioni il 20 dicembre 2012, proponendo una metodologia per la valutazione della pericolosità che prevede l'applicazione di un modello che misura l'assorbimento di nicotina dalle diverse cartucce disponibili, considerando il ricorso alla sigaretta elettronica da parte di «fumatori» a moderata, media e forte intensità di utilizzo. Lo studio ha evidenziato come, anche per i prodotti a bassa concentrazione, la dose quotidiana accettabile di nicotina è superata anche solo con un uso moderato delle sigarette elettroniche. Tale evidenza è ancora più significativa negli adolescenti. Quindi non si possono escludere effetti dannosi per la salute. Balduzzi ha chiesto in seguito un ulteriore parere al Consiglio superiore di sanità che dovrà valutare lo studio condotto dall'Iss in merito alla pericolosità delle sigarette elettroniche nonché stabilire se le sigarette elettroniche, e le ricariche contenenti nicotina o altre sostanze, possano ricadere nella definizione di «medicinale per funzione», pur in assenza di un'esplicita destinazione d'uso in tal senso da parte del responsabile dell'immissione in commercio.
L'associazione nazionale fumo elettronico, ANaFe, plaude alla scelta del ministro della salute di vietare le «e-cigarettes» ai minori, apprezzando «l'interesse del ministro Balduzzi nei confronti delle sigarette elettroniche e del loro utilizzo da parte della popolazione italiana, in particolare dei minori». Al di là però di interventi regolatori spot» l'ANaFe «auspica quanto prima l'avvio da parte del prossimo governo di un tavolo di analisi e discussione trasparente il cui obiettivo dovrebbe essere quello di una regolamentazione bilanciata che valuti costi e benefici, sanitari ed economici, di un nuovo prodotto che non è un metodo per smettere di fumare, ma che certo rappresenta un valido strumento per la riduzione del rischio».
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