Combustibili solidi secondari, i cosiddetti CSS, per le cementerie italiane. E' in dirittura uno schema di decreto che dovrebbe approdare a breve all'esame del Consiglio dei Ministri che punta a semplificare le procedure di utilizzo dei combustibili derivati da rifiuti, trasformando questi ultimi in risorsa. Uno studio di Nomisma Energia stima che in Italia, sostituendo nelle cementerie la metà delle fonti energetiche tradizionali con i CSS, le emissioni di CO2 si ridurrebbero di circa 2 milioni di tonnellate ogni anno, ma si otterrebbe anche un risparmio in bolletta energetica di circa 260 milioni di euro e una potenziale riduzione del 14%, pari a 950 milioni di euro, sulle tasse sui rifiuti che pesano sui cittadini. I vantaggi ambientali, secondo lo studio, sarebbero immediati: le cementerie autorizzate ad usare i CSS sono infatti meno inquinanti, perché sottoposte per legge a limiti di emissioni più stringenti rispetto agli impianti che utilizzano esclusivamente combustibili fossili tradizionali. Va comunque chiarito che i CSS non sono rifiuti tout court, bensì combustibili ottenuti da un trattamento industriale complesso, regolamentato da specifiche e rigorose norme di legge. Il decreto in dirittura permetterebbe di favorire il recupero di quei rifiuti che normalmente vengono smaltiti in discarica o lasciati per strada, sottraendoli alla potenziale ingerenza della criminalità organizzata. Da ricordare che l'impiego dei CSS nelle cementerie è una pratica adottata e incoraggiata a livello europeo, tanto da essere riconosciuta e definita come Best Available Technique (BAT). Ma mentre Germania e Olanda - solo per fare due esempi - hanno un livello di sostituzione termica dei combustibili tradizionali con quelli derivati da rifiuti, rispettivamente del 61% e del 98%, in Italia siamo fermi all'8%. In Italia, dove oltre cinquanta cementerie sono operative e – benché non possano considerarsi sostitutive dei termovalorizzatori – possono dare un contributo allo smaltimento dei rifiuti.