
Per chi si finge becchino per rubare al cimitero il furto è soggetto ad aggravante. Lo afferma la Cassazione in merito al caso di un uomo che aveva commesso una serie di furti in un camposanto fingendo di essere un addetto alla cura delle tombe. Per la corte l'aggravante è dovuta al fatto che "per non destare sospetti nei visitatori e per giustificare la sua presenza in un luogo da dove poteva agevolmente studiare i comportamenti dei visitatori e scegliere le vittime, l'imputato si era finto un addetto alla cura delle tombe intento a bagnare i fiori deposti sulle sepolture". Questa condotta, spiega la Corte, "configura una attività insidiosa e fraudolenta diretta a sorprendere e soverchiare la vittima" giacchè "simulando la cura dei fiori, l'imputato si pose nella posizione per osservare i movimenti dei visitatori senza essere sospettato". Una condotta che evidenzia "non solo il carattere fraudolento, ingannevole, ma dimostra il rilevante ruolo ai fini dell'abbassamento delle difese della vittima e del buon esito della condotta illecita".
a cura della Redazione