
Scopriamo come funziona il part-time agevolato per i lavoratori prossimi alla pensione e le prime stime sugli stipendi che è possibile ottenere per chi aderisce a questa nuova possibilità.
Part-time in uscita: verso la pensione
Il part-time agevolato in uscita è una misura introdotta per favorire l'avvicinamento alla pensione da parte dei lavoratori più anziani e offrire parallelamente la possibilità a nuove persone di occupare le posizioni rimaste (almeno parzialmente) scoperte.
La norma, approvata nei giorni scorsi, è dedicata a coloro che sono occupati nel solo settore privato (esclusi quindi tutti i dipendenti pubblici) e che matureranno entro il 2018 i requisiti per l'accesso alla pensione. Il provvedimento riguarda esclusivamente coloro che sono assunti a tempo indeterminato e che non usufruiscono già di un part-time. Per quanto riguarda la riduzione dell'orario lavorativo, essa dovrà essere compresa tra il 40% e il 60% dell'orario lavorativo.
A favore del lavoratore è previsto il versamento, direttamente in busta paga, una somma pari a quanto non versato dal datore di lavoro per la differenza rispetto alla quota di contributi previdenziali corrispondenti al tempo pieno. Nonostante il lavoro si svolga part-time, inoltre, verranno riconosciuti i contributi come se si trattasse di un tempo pieno, in modo da non danneggiare la contribuzione necessaria per la pensione futura.
Per richiedere la possibilità di usufruire del part-time, è necessario che l'interessato presenti l'apposita domanda, disponibile anche online previa registrazione al sito Inps. L'ente previdenziale esamina la pratica, e verificata la presenza dei requisiti richiesti, trasmette un certificato al lavoratore, che può quindi concordare il contratto per l'occupazione part-time con il datore di lavoro.
Part-time: gli stipendi ipotetici
Secondo le stime effettuate, la misura potrebbe riguardare una platea di 389.000 lavoratori, per il 72% di sesso maschile. Le donne sarebbero quindi in gran parte escluse, a causa dei diversi requisiti di accesso alla pensione.
Sempre stando ai primi calcoli resi noti dalla Fondazione Studi Consulenti del Lavoro ipotizzando il caso di un lavoratore che percepisce attualmente 1.456 euro per tredici mensilità che decidesse di ridurre al 60% il proprio orario di lavoro, la paga dell'occupazione part-time sarebbe pari a 1.169 euro mensili (15.206 euro annui). In caso di part-time la retribuzione scenderebbe a 14.200 euro all'anno, cioè circa 1.092 euro mensili.
Infine il costo per lo Stato, che dovrà far fronte alla mancata contribuzione, sarà pari a 3.300 nel primo caso, mentre nel secondo aumenterà a 4.125 euro.