Ci sarebbero vizi di «illegittimità costituzionale» e di «manifesta
inammissibilità» nella norma che permetteva agli inquilini di
denunciare gli affitti in nero. È questo il parere della Corte
Costituzionale che, con la sentenza numero 50, lo scorso 14
marzo, ha bocciato i commi 8 e 9 dell'articolo 3 del Decreto
Legislativo 2011 sul federalismo fiscale municipale, censurando uno
dei capisaldi della cedolare secca sugli affitti. Il giudice che ha redatto la
sentenza è Paolo Grossi.
Tale norma stabiliva che la locazione di quattro anni (rinnovabili per altri
quattro) poteva prevedere un canone molto ridotto se i contratti
venivano registrati in ritardo, se l'affitto effettivamente
corrisposto era superiore a quello indicato sull'accordo fra
le parti o nel caso di un falso comodato d'uso gratuito.
Secondo il dispositivo, inoltre, l'inquilino poteva recarsi presso un qualsiasi
ufficio dell'Agenzia delle Entrare e registrare il contratto al posto del
proprietario permettendo di avere sconti molto alti, fra il 70% e l'80%
rispetto alle cifre di mercato, agli affittuari che denunciavano il nero.
La Corte Costituzionale è stata sollecitata dalle cause portate avanti da alcuni proprietari di immobili in diversi tribunali da Nord a Sud, Genova, Firenze, Roma, Palermo, Salerno. Secondo la Consulta la "disciplina oggetto di censura" è per certi versi “rivoluzionaria sul piano del sistema civilistico vigente“ ma, allo stesso tempo, si presenta anche "del tutto priva di 'copertura' da parte della legge di delegazione".
Confedilizia (l'associazione di categoria dei proprietari d'immobili) per bocca del suo presidente Corrado Sforza Fogliani, si dice soddisfatta: "La Corte, in questa sentenza, tutela anche il principio della proporzionalità delle sanzioni al fatto sanzionato, sottolineando che la mera inosservanza del termine per la registrazione di un contratto di locazione non può legittimare addirittura una novazione quanto a canone e a durata".
Massimo Pasquini, il responsabile della Campagna “Canoni Neri”, ha invece una posizione completamente differente e, pur facendo sapere che rispetta la sentenza della Consulta, ribadisce che la situazione degli affitti in nero in Italia è molto grave. "Si faccia subito una norma efficace – ha dichiarato Pasquini – per la lotta ai canoni in nero che preveda sanzioni effettive e adeguate nei confronti dei proprietari d’immobili che non rispettano le regole di locazione. Sono 950 mila gli appartamenti affittati a nero in Italia: questo genera un’evasione fiscali pari a 5 miliardi di euro e un mancato gettito Irpef superiore a un miliardo e mezzo”.