Quando il datore di lavoro assegna incarichi mortificanti, impedisce l’aggiornamento professionale, impone continui trasferimenti e di conseguenza si sviluppa nel lavoratore una qualche patologia ansioso-depressiva è possibile agire?
La condotta descritta integra un’ipotesi di
mobbing alla stregua della definizione elaborata dall'Inail che ha qualificato
il fenomeno come l’attività ostile posta in essere dal datore di lavoro per
isolare il dipendente e indurlo all’allontanamento dal posto di lavoro.
L’Istituto
menziona fra le pratiche censurabili la prolungata attribuzione di compiti
dequalificanti, l’esclusione da iniziative formative ed i trasferimenti
ingiustificati.
Per tutelarsi ed ottenere il ristoro del danno alla salute è possibile rivolgersi al Giudice del lavoro dando prova dei comportamenti tenuti dal datore di lavoro, del suo intento persecutorio, della patologia insorta e del nesso tra la condotta del datore e il pregiudizio alla salute (cfr. Cassazione, sentenza 1012 del 2013).