
Il tentativo di coniugare i due (contrastanti?) aspetti induce ad adottare un linguaggio architettonico in grado di tradurre in materia quelle eterne rappresentazioni della tradizione sedimentate nell’immaginario collettivo, che, sole, possono soddisfare le aspirazioni di tutti gli attori in campo: l’imprenditore edile che non intende rischiare oltremodo il capitale investito; l'acquirente o fruitore con i suoi bisogni (autentici o indotti) e i suoi timori del nuovo; il controllore (l’amministrazione pubblica) con i suoi numerosi divieti.
Dunque, tutto muove verso l’adozione di un linguaggio ispirato al mondo dei valori familiari alla maggioranza, ma nel quale occorre introdurre nuovi elementi lessicali in sostituzione di quelli vecchi in grado di argomentare con la sensibilità estetica odierna. Lontano dallo sperimentalismo marcato dall’indifferenza o dal rifiuto della gente, ma, pure, dalla mimesi con la tradizione e dalla acquiescenza verso la consuetudine.