
Dal 1 giugno 2017 scatta la cosiddetta tassa Airbnb, la cedolare secca per le locazioni brevi fino a 30 giorni. L’intermediario tra proprietario e affittuario – sia esso un’agenzia immobiliare o un sito di booking come, appunto, Airbnb – sarà tenuto a versare all’erario le tasse trattenute da chi affitta e a comunicare all’Agenzia delle Entrate i dati dei contratti d’affitto stipulati. Pena, una multa fino a 2.000 euro. Il proprietario della locazione avrà sempre la possibilità di scegliere tra imposta sostitutiva del 21% e Irpef ordinario e, in tal caso, la ritenuta del 21% sarà a titolo di acconto.
La tassa Airbnb arriva dopo aver vagliato numerose modalità per arginare l’evasione fiscale in agguato con l’affitto breve di una stanza o di un’intera casa. Critica la posizione di Matteo Stifanelli, country manager in Italia di Airbnb: “Crediamo di poter avere un ruolo nella raccolta delle tasse, anche per semplificare la vita dei nostri host. – ha detto a Repubblica - Ma la prima condizione è un confronto su modi e tempi: non si può pretendere di avviare in pochi giorni la raccolta delle imposte su 200mila posizioni fiscali, il numero dei nostri ospiti, senza neppure consultarci”.