
L’abolizione dei voucher lavoro dello scorso 18 marzo ha lasciato un vuoto normativo che pare stia per essere colmato dai mini jobs. Si tratta di uno strumento di retribuzione del lavoro accessorio già in uso in altri stati europei e ora al vaglio del Governo italiano.
I mini jobs dovrebbero essere attivi subito, nel 2017, ed è distinto in mini jobs per imprese e mini jobs per famiglie. Al momento, di quello destinato alle famiglie si sa solo che sarà predisposta una piattaforma online per consentire l’incontro tra domanda e offerta. Si hanno invece maggiori informazioni su quello pensato per le imprese.
In tal caso, il mini jobs si configura come una sorta di compromesso tra il voucher lavoro e il lavoro a chiamata, con più tutele per il lavoratore e meno costi per le imprese.
Nel dettaglio: come per il contratto a chiamata, il lavoratore sarà pagato solo al momento della prestazione, potrà lavorare per un massimo di 400 giorni all’anno e non sarà retribuito per le giornate di non lavoro ma nel periodo di inattività potrà ritenersi libero dalla chiamata del committente.
Rispetto al voucher, i mini jobs per imprese non pongono limiti di età, dunque interessano tutti i lavoratori, compresi i minori di 24 e 55 anni. La retribuzione oraria include il pagamento dei contributi previdenziali assimilabili a quelli dovuti ai dipendenti senza i ratei previsti per tredicesima, quattordicesima e tfr.