Anche le regioni a statuto speciale, come la Valle D’Aosta, hanno diritto alle entrate straordinarie provenienti dalla voluntary disclosure. E, nel caso della regione alpina, si tratta di nove milioni di euro. Lo ha stabilito la Corte costituzionale lo scorso 5 aprile, sancendo l’incostituzionalità di un comma della legge istitutiva del rientro volontario dei capitali (186/2014) che metteva tra le risorse per altre finalità i proventi dell’iniziativa (che ha cumulato oltre 3 miliardi di euro).
La Consulta ha invece dato ragione alla regione Valle D’Aosta che chiedeva di rientrare dei 9 milioni di euro di imposte (su 45 milioni di capitali rientrati) che erano stati evasi da coloro che avevano nascosto i propri averi al fisco. In particolare, si tratta di imposte sulle persone fisiche e di Iva. La presidenza del Consiglio aveva provato a difendersi sostenendo che le somme, “parcheggiate” all’estero, non erano più assoggettate alle competenze regionali, ma solo a quelle nazionali. Ma la Corte costituzionale ha dato torto a Palazzo Chigi, sostenendo che la voluntary disclosure non era destinata unicamente a coloro che detenevano capitali all’estero, ma anche a chi non aveva ottemperato agli obblighi di dichiarazione per le attività detenute in Italia.