
La legge sull’omicidio stradale, varata lo scorso 2 marzo in Parlamento, prevede che basti una distrazione o l’assunzione di un antidolorifico per veder spalancare le porte del carcere. Inoltre, la sospensione della patente sarà estesa dai 5 ai 30 anni nei casi più gravi.
I numeri relativi agli incidenti mortali o con feriti gravi, seppur la metà di 15 anni fa, sono ancora molto allarmanti: ogni giorno circa 50 persone rimangono coinvolte in questi drammatici eventi. L’inasprimento delle sanzioni, però, al momento sembra improntato a un’eccessiva severità: un conducente incensurato che, per una distrazione provochi lesioni con prognosi superiore ai 40 giorni, può essere arrestato.
Lascia perplessi, inoltre, l’aggravante relativa ai farmaci: basta un antidolorifico, o un antidepressivo regolarmente prescritto, per poter essere arrestati. Nel caso in cui, per colpa lieve, si provochi un incidente – anche in presenza di corresponsabilità dell’incidentato – il prefetto può disporre la sospensione della patente in attesa di chiarire le dinamiche del sinistro. Se le responsabilità verranno accettate, scatterà la revoca della patente da un minimo di 5 a un massimo di 30 anni. La speranza è che sanzioni così dure fungano da deterrente per gli incidenti, anche se la volontarietà è una componente infinitesima di tutti i sinistri. Piccole infrazioni sono all’ordine del giorno, e non è detto che queste pene possano essere un ostacolo efficace.