Un’indagine di Pwc sulle “soffiate” in azienda certifica un netto calo: se nella precedente rilevazione, infatti, il 35% dei crimini finanziari erano stati smascherati grazie a informazioni trapelate da dipendenti dell’azienda stessa o attraverso meccanismi di controllo, la nuova edizione della “Crime survey” certifica che la percentuale è calata fino al 13%. I
Il che, di per sé, non significa che vi sia stata una maggiore libertà per coloro che compiono reati finanziari tramite l’impresa in cui lavorano: “Da un lato – spiegano in Pwc – c’è la maggiore sensibilità del problema da parte delle forze dell’ordine che intervengono prima della segnalazione, dall’altro però c’è anche la complessità normativa che crea qualche difficoltà nel far sentire protetti e tutelati chi dovrebbe con le soffiate segnalare il problema”.
La Crime survey, giunta all’ottava edizione, ha mostra che un’azienda su cinque ha subito frodi economico-finanziarie negli ultimi due anni. Il reato più comune nel nostro paese rimane l’appropriazione indebita, che, da sola, vale il 70% delle infrazioni registrate. Seguono la corruzione (23%) e il cybercrimine (20% dei casi). Il 27% degli attacchi subiti dalle aziende ha prodotto un danno superiore al milione di dollari. L’identikit del frodatore tipo? Maschio, laureato, tra i 31 e i 40 anni, con una posizione di middle management. I settori più colpiti sono quelli dell’energia, dei servizi finanziari e dell’industria mineraria.
