Il governo ha annunciato, in occasione dell’apertura dell’anno giudiziario, la riforma della giustizia tributaria. Un campanello d’allarme per i 3.600 giudici che attualmente svolgono questo lavoro part-time. Nelle intenzioni dell’esecutivo, infatti, c’è la volontà di costituire un nucleo di 1.200-1.400 giudici tributari che svolgano questo lavoro a tempo pieno. Daniela Gobbi, segretario generale dell’Amt, ha dichiarato di condividere l’urgenza di una riforma della giustizia tributaria che la renda più professionale, “ma a patto di garantire la permanenza a tutti quelli che sono in servizio. La riforma non si può fare sbattendo fuori chi da tanti anni si impegna in nome della giusta tassazione, per altro a fronte di compensi irrisori.”
Anche il primo presidente della Corte di Cassazione, Giovanni Canzio, si era espresso a favore di una riforma della giustizia tributaria, suggerendo all’esecutivo la costituzione di apposite sezioni in materia di tributi sia presso i tribunali, sia presso le Corti d’appello. Ma, secondo Amt, questa proposta è “un passo indietro rispetto alla volontà del legislatore che nel 2012 ha ampliato le competenze della giurisdizione tributaria, nonché difficilmente conciliabile con l’enorme carico di lavoro dei tribunali civili”.
