È stato raggiunto la notte scorsa l'accordo tra Parlamento Ue, Consiglio e Commissione sulla riforma della politica comune della pesca. La nuova Pcp, che entrerà in vigore dal 1° gennaio 2014, promette di essere più decentrata a livello decisionale, e più sostenibile sul piano ambientale ed economico. L'Italia incassa «una buona riforma», come la definisce il ministro per le politiche agricole e la pesca Nunzia De Girolamo, perché soprattutto grazie agli sforzi di Roma, le specificità dell'attività ittica nel Mediterraneo hanno trovato posto in un quadro giuridico il cui impianto rifletteva più le problematiche di una pesca su grande scala e specializzata. «Voglio solo ricordare il riconoscimento formale assicurato al nostro fermo biologico», spiega il ministro, «la revisione del calendario per l'entrata in vigore del divieto di sbarco di tutte le catture, con un margine di tolleranza necessario al fine di consentire alle imprese un adeguato periodo di adattamento. Di rilievo sono anche le opportunità previste in materia di etichettatura dei prodotti per una più rigorosa e completa informazione dei consumatori». E l'Italia può continuare a giocare un ruolo da protagonista, perno del Mediterraneo ma anche unico paese membro ad avere piani di gestione approvati a livello europeo. E a settembre si comincerà a negoziare sul fondo europeo per la pesca.
La riforma introdurrà rese massime sostenibili per lo sfruttamento degli stocks, l'eliminazione del rigetto in mare delle catture indesiderate, piani di sviluppo e promozione per l'acquacoltura, un decentramento del processo decisionale, con protagonisti gli Stati membri e il mondo produttivo, nuovi criteri guida per gli accordi sulla pesca con i paesi terzi, piani di gestione pluriennale che sostituiranno l'attuale approccio basato sul singolo stock. È prevista anche una nuova etichetta che indicherà il nome per esteso del prodotto, la zona di pesca (mar Baltico, oceano Indiano ecc.), se esso provenga da acquacoltura, se sia fresco o congelato. I rappresentanti degli stati membri devono ancora convalidare l'accordo politico. Il Consiglio deve adottare formalmente il nuovo testo di riforma, poi toccherà al Parlamento europeo approvare l'accordo in seconda lettura prima di poter essere pubblicato nella Gazzetta Ufficiale dell'Unione europea.
Angelo Di Mambro, Bruxelles