
Inadeguata, è poi, l'istruzione tecnico-professionale, malgrado la penisola sia composta per il 70% da pmi operative nel settore manifatturiero: nel documento si rammenta come manchino all'appello «molti profili» ricercati dall'industria, dunque l'organizzazione di viale dell'Astronomia e i tre maggiori sindacati sono pronti a impegnarsi in percorsi di orientamento per indirizzare sempre più persone verso lo studio di tali materie, coinvolgendo realtà produttive «virtuose» che potrebbero avvalersi della loro collaborazione, una volta terminato il percorso. Stesso discorso per la formazione universitaria (e non) degli Its, gli Istituti di alta specializzazione tecnologica post-secondaria di durata biennale, per cui è stata erogata di recente una seconda tranche di sovvenzioni pari a 14 milioni: si imporrà una «scelta rigorosa sui finanziamenti», privilegiando le strutture che agiscono a stretto contatto con le imprese e offrono concrete opportunità d'inserimento ai giovani.
Quanto, infine, ai fondi interprofessionali per la formazione continua dei lavoratori (disciplinati dalla legge 388/2000) «servirà un forte riconoscimento della loro autonomia, rispetto alla politica, che tende a considerare tali contributi cosa propria», dice a ItaliaOggi Guglielmo Loy, segretario confederale della Uil, ricordando che la posta in gioco è elevata, poiché si tratta di «risorse pari a 400-500 milioni annui», da usare adeguatamente per aggiornare gli occupati nell'intera carriera.