
Il contesto generale. L'attuazione dell'art. 182 del Codice dei beni culturali del 2004 infatti, aveva avuto un iter piuttosto tormentato. Il bando, attuativo appunto di quella legge, e lanciato dal ministero per i beni culturali nel settembre 2009 per dare uno status giuridico alla professione era stato bloccato dallo stesso Mibac nel 2011, che aveva giustificato lo stop con la necessità di cambiare l'art. 182. Il vecchio bando prevedeva l'istituzione di due distinti «elenchi» di restauratori basati sulla documentazione del lavoro svolto e su un esame di stato. Quel procedimento, varato con un ritardo di sei anni, non solo aveva il vizio di essere basato su scadenze e tempi previsti nel Codice nel 2004, ma soprattutto conteneva un passaggio ingiusto: tutti i professionisti che in questi anni si erano formati nelle scuole regionali, avrebbero dovuto integrare gli attestati in loro possesso con certificazioni della soprintendenza che avrebbero dovuto documentare gli anni di lavoro svolto fino al 2001. Un termine, che secondo gli addetti ai lavori, avrebbe tagliato fuori moltissimi operatori del settore nell'impossibilità di recuperare tali attestazioni così indietro nel tempo.
Cosa prevede la nuova legge. Il provvedimento appena pubblicato rivede in via transitoria, la disciplina del conseguimento delle qualifiche stabilendo che tale competenza venga attribuita, per i settori specificatamente indicati, a coloro i quali abbiano maturato un'adeguata competenza professionale in specifici ambiti del restauro. La legge riformulata dunque, conserva i due elenchi, ma prevede due sistemi per conseguire la qualifica di restauratore dei beni culturali: tramite l'esperienza professionale e di studio, e passando attraverso un esame abilitante. Oltre alla formazione universitaria, infatti, viene riconosciuto il lavoro svolto dopo il 2004, e prevista la possibilità di far valere le prestazioni iniziate prima dell'entrata in vigore della nuova legge, terminate entro il 2014. Ma tutto questo dovrà essere vagliato dal ministero che sarà tenuto a controllare l'intera documentazione di ogni singolo aspirante alla qualifica e verificare, di conseguenza, se sussistono le condizioni stabilite dalla norma (la legge prevede che può ambire alla qualifica chi raggiunge 300 punti).