
In ambito europeo, a differenza di quanto è accaduto in altri settori, non vi è stata ancora armonizzazione nell’area relativa allo scambio di merci e servizi: è quanto è stato sottolineato dal Presidente del Consiglio Nazionale Forense in occasione del convegno "Gli avvocati e il sistema di Giustizia". Le imprese, infatti, pur operando all’interno di un mercato unico, utilizzano ancora contratti differenti, a seconda della nazionalità di appartenenza, rinunciando ogni anno ad almeno 26 miliardi di euro.
Ciò comporta un utilizzo parziale del mercato da parte di una sola società su 10, poiché “bloccate” dall’incertezza giuridica e “timorose” di confrontarsi con prassi nazionali differenti.
Ecco che la Commissione europea propone un progetto – già annunciato nel giugno 2011 – volto a regolamentare la vendita oltrefrontiera adottando uno strumento consensuale standardizzato. L’utilizzo, infatti, di un modello contrattuale comune quale mezzo per regolamentare più facilmente i rapporti economici transfrontalieri garantirà alle imprese un regime comune e alternativo rispetto al diritto contrattuale appartenente a ogni singola nazione.
Tuttavia, si tenga presente che la nuova normativa in materia di transazione non andrà a sostituire quella dei singoli Paesi ma sarà facoltativa, pertanto chi proporrà il contratto (bisogna capire se il potere di scelta sia riservato esclusivamente a chi detiene il maggiore potere contrattuale) potrà scegliere il contratto nazionale ovvero optare per il “consenso europeo”.
Ebbene, secondo la Commissione europea, il contratto unico di vendita sarà il trampolino di “rilancio” dell’economia di stampo europeo, considerato che vi sarà per le imprese una notevole riduzione dei costi di transazione, con conseguente sostegno alle piccole e medie imprese che vogliano espandersi in nuovi mercati e per i consumatori che godranno del medesimo grado di protezione non dovendo più imbattersi in svariati sistemi nazionali.
Dott.ssa Marta Anna Belgiovine
Centro Studi Loconte & Partners
Ciò comporta un utilizzo parziale del mercato da parte di una sola società su 10, poiché “bloccate” dall’incertezza giuridica e “timorose” di confrontarsi con prassi nazionali differenti.
Ecco che la Commissione europea propone un progetto – già annunciato nel giugno 2011 – volto a regolamentare la vendita oltrefrontiera adottando uno strumento consensuale standardizzato. L’utilizzo, infatti, di un modello contrattuale comune quale mezzo per regolamentare più facilmente i rapporti economici transfrontalieri garantirà alle imprese un regime comune e alternativo rispetto al diritto contrattuale appartenente a ogni singola nazione.
Tuttavia, si tenga presente che la nuova normativa in materia di transazione non andrà a sostituire quella dei singoli Paesi ma sarà facoltativa, pertanto chi proporrà il contratto (bisogna capire se il potere di scelta sia riservato esclusivamente a chi detiene il maggiore potere contrattuale) potrà scegliere il contratto nazionale ovvero optare per il “consenso europeo”.
Ebbene, secondo la Commissione europea, il contratto unico di vendita sarà il trampolino di “rilancio” dell’economia di stampo europeo, considerato che vi sarà per le imprese una notevole riduzione dei costi di transazione, con conseguente sostegno alle piccole e medie imprese che vogliano espandersi in nuovi mercati e per i consumatori che godranno del medesimo grado di protezione non dovendo più imbattersi in svariati sistemi nazionali.
Dott.ssa Marta Anna Belgiovine
Centro Studi Loconte & Partners