
In questi giorni è tornata di attualità la tematica dei rimborsi per gli errori TARI. Scopriamo in quali casi si ha effettivamente diritto ad un rimborso.
Errori TARI: facciamo chiarezza
Innanzitutto facciamo chiarezza in merito al possibile rimborso per le quote in eccesso versate in merito all’imposta sui rifiuti. Alcuni comuni e aziende incaricate della raccolta hanno infatti erroneamente addebitato agli utenti la quota variabile dell’imposta sui rifiuti, conteggiandola ad esempio sia sull’abitazione sia sulle pertinenze accatastate in maniera distinta, come garage o cantine.
Potranno quindi chiedere un rimborso solo gli utenti che riscontreranno questa situazione, mentre nella maggior parte dei casi non sarebbero presenti errori nei conteggi relativi alle unità immobiliare uniche.
Precisiamo inoltre che i rimborsi potranno riguardare quattro annualità e quindi le imposte versate dal 2014 al 2017 inclusi.
Errori TARI: come e a chi chiedere il rimborso?
Precisiamo che non tutti i comuni hanno effettuato errori TARI e che quindi non tutti i cittadini avranno diritto a chiedere un rimborso. Gli errori riguardano però diversi comuni italiani, inclusi alcuni capoluoghi. Per sapere se il proprio comune rientra tra quelli che hanno commesso errori di calcolo è possibile verificare le comunicazioni del comune stesso, che in alcuni casi sono state emesse sui siti dell’istituzione. Mentre scriviamo non è invece ancora stata stilata una lista da parte del ministero.
A prescindere dal fatto che il proprio comune si tra quelli interessati, tutti i cittadini sono comunque invitati a verificare il dettaglio dei pagamenti già effettuati, controllando che la parte variabile sia stata conteggiata una sola volta. In caso contrario è possibile richiedere un rimborso per le quote eccedenti.
La richiesta deve essere inoltrata a chi emette le richieste di pagamento; nella maggior parte dei casi sarà quindi il comune di residenza, ma i pagamenti potrebbero essere anche effettuati alle aziende di smaltimento.
In seguito alla richiesta il Comune o l’azienda hanno un tempo di sei mesi per rispondere, trascorsi i quali e in assenza di risposta, la domanda di rimborso può essere considerata come respinta.
I cittadini non soddisfatti potranno comunque effettuare un ricorso tramite la commissione tributi competente per il luogo di residenza.
Alcuni comuni attueranno a breve un rimborso automatico; in questi casi è consigliato attendere la comunicazione sulle modalità di erogazione.
Al momento non è possibile dare una stima dei tributi pagati in eccesso, ma secondo i primi calcoli alcuni cittadini potrebbero aver versato cifre intorno ai 50 euro in più per ogni anno.