Il nocciolo della situazione greca è stato che i parametri per il raggiungimento di un accordo a breve termine sono sempre stati chiari e ineludibili: la Grecia non può fare un grosso deficit primario, perché nessuno le presterebbe ulteriore denaro, e non può fare nemmeno (perché essenzialmente non ne è in grado) un grosso avanzo primario, dato che non è possibile cavare sangue dalle pietre.
Ma il Fondo Monetario Internazionale ha fatto la parte del poliziotto cattivo, affermando di non concedere altri fondi fino a che Syriza non si mette in riga sulle pensioni e le riforme del mercato del lavoro. Queste ultime sono abbastanza discutibili — le stesse ricerche del FMI non danno alcun motivo per essere entusiasti delle riforme strutturali, specialmente di quelle del mercato del lavoro.
L’uscita
dall’euro, sarebbe certamente una brutta situazione per la Grecia, almeno
all’inizio.
Ma la questione ancora più importante è cosa succederà un anno o due dopo che la Grecia sarà uscita dall’euro, nel momento in cui il vero rischio per l’euro non sarà che la Grecia fallisca, ma che possa avere successo. Si immagini se una nuova dracma fortemente svalutata porti frotte di turisti britannici, gran bevitori di birra, sulle coste dello Ionio, e che la Grecia cominci a riprendersi. Questo darebbe grande incoraggiamento a tutti quelli che, in ogni paese, si oppongono all’austerità e alla svalutazione interna.