
Per i contratti definiti "atipici" come
quello di collaborazione a progetto, detto anche co.co.pro., sono previste
le ferie?
Questo tipo di rapporto di lavoro è sempre più diffuso e spesso maschera una
falsa assunzione posta in atto per risparmiare sui contributi INPS da pagare e
per poter liberarsi più facilmente del dipendente quando non se ne ha più
bisogno o quando lo si vuole mandare via per le più disparate ragioni.
Il contratto di collaborazione a progetto si configurerebbe in realtà come una
sorta di lavoro autonomo quindi uno dei dubbi più frequenti del
lavoratore è il diritto alle ferie.
Essendo, in teoria, un lavoro indipendente
e autonomo, il lavoratore non ha diritto a ferie retribuite perché
sono previste solo dal contratto di lavoro subordinato. Però, allo stesso
tempo, non trattandosi di un rapporto subordinata è facoltà del lavoratore
scegliere di andare o meno in ferie esattamente come succede per i suoi
orari di lavoro.
È chiaro che entrambi devono essere compatibili con la
riuscita del progetto che deve comunque essere concluso secondo i tempi
stabiliti dal contratto che si è firmato.
Le assenze dal lavoro prolungate,
dunque, vanno segnalate al committente. La legge infatti dice che in caso
di mancata segnalazione di astensione dal lavoro del contraente, l'altra parte
può avvalersi dalla cosiddetta clausola di preavviso.
Si tratta della
possibilità, per il committente, di recidere il contratto prima della sua
scadenza e senza fornire motivazioni. In questo caso non vige infatti la
norma della "giusta causa", necessaria in un normale rapporto di
lavoro subordinato, per licenziare un dipendente.
Al fine di evitare il ricorso a questo spiacevole tipo di conclusione di contratto, le due parti dovrebbero concordare preventivamente i tempi di astensione dal lavoro.
Tutto quello fin qui detto è valido solo per i rapporti che
realmente si svolgono secondo il contratto a progetto.
Ma come accennato in precedenza, tale rapporto viene posto in essere molto spesso da aziende che fanno firmare un contratto a progetto ma di fatto pretendono il rispetto di orari e giornate di lavoro tutt'altro che flessibili, rendendo il lavoratore autonomo un dipendente di fatto. In questo modo il datore di lavoro non è tenuto a versare i contributi al lavoratore, a dargli ferie o giorni di malattia e permesso retribuiti.
E, come spesso accade in Italia, invece di contrastare il fenomeno si tenta di arginare i rischi per il lavorate che può sospendere il contratto in caso di malattia, infortunio o gravidanza, può chiedere un'indennità in caso di maternità, di degenza in ospedale e può chiedere il riconoscimento degli assegni familiari. Vi è inoltre la possibilità di richiedere un'indennità di malattia giornaliera e il rispetto del diritto al congedo parentale.