
Da Mario Draghi (gorvernatore BCE), a Ben Bernanke (governatore FED), da Sir Mervyn King (governatore BOE) a Kuroda (governatore della BOJ), tutti, ma proprio tutti, hanno un solo obiettivo: rilanciare l’economia dei propri Paesi.
Chi è riuscito in questa impresa? Attualmente
Bernanke vede ancora…grigio chiaro. La sua quantitative easing sta dando i
frutti, ma non così velocemente come sperava. L'economia americana cresce
infatti, ad un "ritmo tra il modesto e il moderato" con un solo
outsider, ovvero Dallas, tornata agli antichi splendori.
Nel periodo aprile-maggio il settore edile e immobiliare migliorano, così come il turismo, mentre il mercato del lavoro, con un ritmo di assunzioni "misurato", sembra più vigoroso con un segnale, degno delle migliori economie: difficoltà a reperire personale qualificato.
In Giappone le cose vanno sicuramente meglio.
Dopo il “consiglio” di Shinzo Abe (primo ministro giapponese) al suo governatore Kuroda, di svalutare lo yen sul dollaro per poter rilanciare l’economia interna attraverso le esportazioni, qualche cosa si muove. Sicuramente il primo effetto planetario è stata una reazione a catena che ha visto apprezzare il dollaro su tutte le altre coppie di valute. Successivamente alle azioni di Kuroda, sono state annunciate dal primo ministro anche altre: tagli alle tasse sulle imprese; istituzione di zone economiche deregolamentate per attrarre capitali stranieri; riforma del settore agricolo e di quello energetico.
E nel “Vecchio Continente”?
Il problema ormai annoso è che le politiche molto attente e puntuali di Mario Draghi sono sempre state molto utili, ma come tutte quelle dei governatori di ogni banca centrale, se non accompagnate da politiche economiche, tendono a perdersi, o a non avere il 100% degli effetti sperati.
La BCE, così come la BOE, cercano in tutti i modi di stimolare l’economia interna attraverso la conferma di tassi ai minimi storici, di tassi pronti contro termine allo 0,50% (praticamente nulli) e a tassi di deposito nulli.
Quest’ultimo aspetto viene ripreso da alcuni, che auspicano decisioni già intraprese da altri, consigliando tassi addirittura negativi, al fine di costringere le banche a elargire maggiormente credito e a far capire ad ogni soggetto che è meglio spendere quel poco che si ha piuttosto che metterlo da parte per tempi ancora più duri.
Il problema è sempre lo stesso. In tempi di crisi ci vuole coesione e la fortuna che chi ci governa abbia nuove idee o sia illuminato sulla “via di Damasco”. Senza queste politiche, o idee, non si andrà mai avanti.
Se così non fosse, ci resta solo la Divina Provvidenza.