
In Italia, si stima che
all'incirca un terzo delle coppie sposate non consumino alcun rapporto
sessuale.
È il cosiddetto "matrimonio bianco" in cui manca del tutto,
o quasi, l'intimità sessuale. Nessun problema, almeno dal punto di vista
giuridico, se l'assenza di rapporti sessuali sia riconducibile alla volontà
della coppia.
Diverso se uno dei due coniugi subisca tale scelta. In
quest'ultimo caso, infatti, è possibile ravvisare una vera e propria violazione
del dovere sancito dalla legge di "assistenza morale" tra marito e
moglie.
Il tema è stato affrontato proprio in questi termini da una
recentissima sentenza della Corte di cassazione che, lo scorso 6 novembre 2012
ha ritenuto rilevante il comportamento del coniuge - nel caso di specie, la
moglie - che mostrava disinteresse e addirittura repulsione nei confronti del
marito.
Tale situazione era iniziata dopo la nascita della figlia e si era
protratta per ben sette anni. Ebbene, secondo la Suprema Corte ciò cagionava
una gravissima offesa alla dignità e alla personalità del partner, provocando in
questi un senso di frustrazione e disagio, spesso causa di irreversibili danni
sul piano dell’equilibrio psicofisico.
La Corte ha pertanto addebitato la separazione alla moglie che rifiutava i rapporti sessuali con il marito, condannandola alla rifusione delle spese.