Laterizi: definizione
Con il termine “laterizi” si intendono dei prodotti ceramici a pasta porosa impiegata nella costruzione di edifici. Tra di questi si possono ricordare, a titolo di esempio, mattoni pieni e forati, tavelle da solaio, coppi e tegole, tubi di drenaggio, ornamenti e decorazioni.
Il processo produttivo si articola in diverse fasi, prima delle quali è l’estrazione. Questa si svolge a cielo aperto e prevede, in prima istanza, l’eliminazione dello strato più superficiale, ricco di impurità. Si procede quindi su un fronte di cava di altezza non superiore a 1.5-1.8 m. Lo scavo avviene intagliando la parete dall’alto in basso in strati di spessore non superiore a 50 cm, procedendo in progressione da un lato all’altro della cava in modo che il piano sia sempre orizzontale.
Si passa, poi, ad effettuare le operazioni preliminari necessarie per purificare il materiale: queste permettono di eliminare le impurità più grosse e di sminuzzare in particelle sempre più piccole la massa argillosa e gli altri materiali friabili. Storicamente l‘estrazione è effettuata in autunno ed in inverno in modo che siano gli stessi agenti atmosferici a fare parte del lavoro. Per ricavare una materia prima più fine, l’argilla è continuamente lavorata e viene spesso irrorata d’acqua in modo da creare un impasto lavorabile.
Dopo i processi di preparazione, l’argilla viene lavorata ulteriormente ed all’impasto sono aggiunti materiali “magri” (sabbia fine, terra magra, polvere calcarea) se l’impasto risulta essere troppo plastico
L'impasto ottenuto dalle argille con l'acqua viene quindi introdotto in stampi. Per mezzo dello stampaggio con forme si dà il profilo desiderato al mattone, che dovrà essiccare.
Il passo successivo è l’essicazione, questa serve ad impedire che il laterizio fresco, sottoposto a cottura si deformi o si screpoli, per la rapida evacuazione dell’acqua dell’impasto. Essa può essere ottenuta naturalmente o artificialmente a seconda del tipo di mattone. Nel caso di un processo naturale, questo potrà avvenire solo durante la stagione calda e secca
La cottura può avvenire ad una temperatura variabile tra 800° e 1200° secondo la qualità dell’argilla. Oltre i 1200 gradi il mattone comincia a deformarsi e si creano ampie zone vetrificate. La misura della temperatura, tradizionalmente, viene verificata osservando il colore assunto dal laterizio. Va ricordato che il laterizio, una volta cotto, assume colorazioni diverse a seconda dei materiali componenti e dell’ambiente (ossidante o riducente) in cui è stato cotto.
Il laterizio di buona qualità possiede: spigoli vivi e retti, non deformati, facce piane senza screpolature o zone vetrificate, un suono chiaro quando battuto con un martello, una sezione piana e netta quando fratturato.
Il laterizio possiede inoltre una buona resistenza alla compressione, un basso peso specifico, superfici leggermente ruvide e porose (per una buona aderenza con la malta).
Arch. Francesca Villa
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